“Zoccola”, in aula si può dire: impunito Francesco Sanna (Pd)

"Zoccola", in aula si può dire: impunito Francesco Sanna (Pd)
Francesco Sanna (LaPresse)

ROMA – Se vi capita di entrare in aula a Montecitorio da deputato sappiate che è rischioso pronunciare la parola “onestà”, soprattutto se scandita e ritmata. Mentre un insulto volgare e sessista, “zoccola”, sarà compreso, interpretato e passerà impunito. Episodi che accadono realmente alla Camera e che riassumono la vicenda di Carla Ruocco (M5S), espulsa e sospesa per 18 giorni per aver disturbato assieme ai colleghi del gruppo i lavori con quel motivetto “o-ne-stà”, e di Francesco Sanna (Pd), che più volte ha definito “zoccola” la medesima Ruocco.

Come racconta Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano,

il dem Sanna ha superato indenne l’esame del collegio dei Questori e non ha subìto punizioni dall’ufficio di presidenza perché s’è giustificato in una maniera talmente assurda che forse ha sollecitato l’altrettanta assurda clemenza della corte. In una lettera indirizzata a Laura Boldrini, annota noi Questori, “Sanna ha spiegato che, durante un vivace scambio con la Ruocco, ha utilizzato una locuzione mutuata da un’espressione gergale sarda ‘Zacc’a strada’, che può essere resa in lingua italiana come un invito ad allontanarsi (‘Ti invito ad allontanarti in gran fretta’)”.

È evidente che a Sanna, il termine “onestà”, provoca una piccata reazione: “Siamo stati costretti a difendere la libertà del Parlamento dalla violenza verbale e acustica dei 5 Stelle, che volevano sistematicamente – ha detto – impedire ai deputati di parlare. Una delle protagoniste di questo tentativo di impedire alla Camera l’esercizio democratico delle proprie funzioni – che tra l’altro è un reato –è  stata l’onorevole Ruocco”. La Camera ha accolto la difesa di Sanna e l’avrà salvato per cotanta inventiva, nonostante ci fossero dei testimoni e la denuncia è provenuta da una deputata. Ma l’ufficio di presidenza non ha risparmiato niente ai Cinque Stelle, processati in massa (in 51) per quella notte di opposizione al governo e di aspra critica, per quel coro “o-ne-stà” (…)

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