ROMA – “Una giornata particolare” potremmo definire la visita di Angela Merkel in una Atene blindata ma tappezzata di simboli nazisti. “Una giornata particolare” come quel 6 maggio del 1938 della visita di Adolf Hitler a Roma, in una città tirata a lucido e addobbata di tutto punto per ricevere Adolf Hitler, in un tripudio di parate militari e drappi rossi listati col nero delle svastiche. L’ambiente perfetto che consentì a Ettore Scola di dirigere quel meraviglioso film con la coppia Mastroianni-Loren sull’amore impossibile tra un omosessuale reietto dal regime e una casalinga con sei figli abbagliata dal fascino di Mussolini (Kuce avrebbe detto il Gadda di Eros e Priapo).
Visita di Stato, capitale eterna, capo del governo tedesco, bandiere uncinate, sospensione dei normali ritmi cittadini: il gioco dei rimandi, i corsi e ricorsi storici impazziti, le suggestioni cinematografiche ingarbugliano il filo logico fino a far precipitare gli eventi attuali dentro il famigerato e rimpianto secolo breve. Retrospettivamente, lo spettro di Weimar si incarna nell’Atene di oggi, nemesi obbligata di una Germania ossessionata dall’inflazione fino al punto di non riconoscere gli effetti del suo atteggiamento punitivo nei confronti di una Grecia lassista, corrotta e di conseguenza a terra ma immeritevole di un calcio supplementare in faccia.
Svastiche ad Atene per la visita di Angela MerkelQuesta volta, la città che Merkel non ha potuto vedere per non mettere a rischio l’inviolabilità stessa della figura del cancelliere germanico, ha messo in scena la sua indignazione, la sua rivolta inalberando ironica i vessilli del passato che fu (guarda le foto). Merkel non ha voluto incontrare il leader dell’opposizione greca Tsipras perché ritiene fallimentare e oltremodo vessatoria la sua strategia anti-crisi. L’opposizione, il popolo (si può dire?) le ha risposto, affollando le piazze, invadendo le zone rosse, sventolando svastiche di scherno.
Ma Weimar non la può nascondere più nessuno, nemmeno Merkel stessa se ha ritenuto opportuno volare ad Atene esponendosi al ludibrio ellenico. E non parliamo solo del ritorno a fini strumentali delle riparazioni di guerra (quelle che aprirono la strada a Hitler, quelle richieste e mai ricevute dalla Grecia per la II guerra mondiale). E’ stato il primo ministro Samaras a ricordarle il contesto, la temperie. Parliamo di bandiere naziste vere stavolta, della caccia agli stranieri, della purezza di razza (Papandreu ha solo un quarto di sangue greco!), delle Albe Dorate di tragedie prossime venture.
I commenti sono chiusi.