BERLINO – Merkel che fai, spendi? Cioè, cancelliera, proponi iniezioni supplementari di spesa pubblica a sostegno del welfare con soldi di cui non disponi? L’avviso/rimprovero al leader tedesco è arrivato mercoledì dal prestigioso e ascoltato Council of Economic Advisors: il consiglio è quello di fare sforzi ulteriori, di essere più ambiziosa nel consolidare il bilancio federale. Il rimprovero riguarda la decisione (passata un po’ inosservata in effetti nel resto d’Europa) presa dal cancelliere domenica scorsa per guadagnare un po’ di popolarità interna (in fondo il prossimo sarà un anno elettorale): aumento degli assegni pensionistici per gli anziani poveri e programma di sostegno alle madri casalinghe da 2 miliardi di euro l’anno, altri due miliardi per rilevare i ticket da 10 euro delle visite dal medico, altri 750 milioni destinati ai trasporti pubblici.
Domenica sera Merkel presenziava un incontro di partito: con l’appoggio degli attuali alleati (i bavaresi della Csu e i liberali della Fdp) i Cristiano Democratici hanno chiaramente voluto lanciare un segnale all’elettorato con i mezzi soliti di una politica di maggiore spesa pubblica. Saranno contenti i rappresentanti di partito, i pensionati svantaggiati, le mamme che non lavorano, ma come raccontarlo ai Greci che affollano le piazze e bruciano tutto, agli inglesi che non ci pensano proprio ad aumentare il consolidamento del budget europeo (con quote di iscrizione al club Europa più alte), agli italiani in recessione permanente, agli spagnoli…
Il Council degli economisti tedeschi non ha apprezzato per un motivo semplice: il Governo fa previsioni errate basate solo sul breve periodo (mentre per l’Europa Merkel guarda a una prospettiva di 5 anni di vacche magre). Piccoli scostamenti positivi nella previdenza e nel welfare non devono far dimenticare gli scricchiolii dell’economia tedesca, attesa da due anni con una crescita mai superiore all’1% (0,8% nel 2012 e nel 2013, il Governo dice 1% nel 2013). “Le misure addizionali di spesa”, come i sussidi alle mamme, conducono a un incremento sbilanciato e sproporzionato della spesa pubblica, dicono gli economisti. Inoltre il gettito fiscale sta diminuendo, il raffreddamento dell’economia è certificato: gli ordini industriali sono scesi del 3,3% da agosto a settembre (del 2,3% nel terzo trimestre rispetto al precedente).
La legge che impedisce gli sforamenti di bilancio deve prevedere come orizzonte contabile il 2016, mentre il Governo si arresta al 2014. Una specie di fiscal compact interno che allegramente il cancelliere legge a suo piacimento. Mentre ieri Atene bruciava e i manifestanti protestavano (“Siamo alla fame”) così Merkel si rivolgeva al governo greco che aveva appena votato l’ennesima manovra lacrime esangue imposta dalla famigerata Trojka: “Non è possibile che ci sia un sistema fiscale e non ci sia un gettito fiscale. Non è possibile che uno sciopero blocchi privatizzazioni e razionalizzazioni, non è possibile che il servizio ferroviario abbia introiti dai biglietti che non bastano a pagare il personale”.