Borse, terza caduta greca. Rublo a picco. Grexit e guerra non solo fantasmi

Alexis Tsipras
Alexis Tsipras

ROMA – Ad Atene la Borsa continua a crollare e oggi 9 febbraio fa -6%. Sempre ad Atene i rendimenti dei bond a due e tre anni schizzano sopra al 20%. Nello stesso giorno in Ucraina si continua a combattere e la Russia fa capire in tutti i modi che soluzione di pace senza guadagnarci un po’ di terra non c’è. A proposito di guerre la Grecia ricorda di aver vinto la seconda guerra mondiale e chiede alla Germania i danni. Contemporaneamente a Mosca l’inflazione schizza al 15%: colpa del rublo che crolla. E il rublo che crolla è colpa del petrolio che crolla. Nello stesso momento a Londra David Cameron, più pragmatico che europeista, convoca un vertice per prepararsi all’eventuale uscita della Grecia dall’Euro. Studiarne le conseguenze. A Milano, invece, il Sole 24 Ore osserva come le Borse crollino per tre giorni di fila e si chiede che cosa ne sia stato dell’effetto del Quantitative easing di Mario Draghi. Erano solo un paio di settimane fa.

Tutti fatti solo apparentemente slegati che invece fanno da cornice a un clima. Un clima fosco. Quello che c’è adesso nell’Unione Europea. Sono 48 ore cruciali quelle che vanno da adesso a mercoledì 11 febbraio. E c’è una partita che si gioca su due tavoli: quello dei soldi e quello delle armi.  Mercoledì 11 febbraio Vladimir Putin tornerà a sedersi al tavolo con Merkel, Hollande e il presidente ucraino Poroschenko. Le premesse non sono delle migliori. Il precedente incontro (senza il leader ucraino) è stato un flop. Precondizione per Mosca di firmare un qualsiasi accordo è riconoscere almeno in parte i confini de facto, quelli risultato di una guerra civile che sul campo dice filorussi. Putin insomma vuole la terra conquistata con le armi, come nelle guerre di qualche secolo fa.

In realtà Putin di problemi ne ha ben altri in casa. Tra prezzo del petrolio e sanzioni si trova con un’economia in ginocchio. E’ notizia di oggi che l’inflazione russa potrebbe schizzare sopra il 15%. In Europa se ne prenderebbero volentieri un paio di punti, ma sfortunatamente non funziona così. Tra Ucraina e Grecia, anzi, le Borse continuano ad andare sempre più giù. Malissimo Atene, male tutte le altre. Nonostante il Quantitative easing della Bce. Viene da chiedersi cosa starebbe succedendo sui mercati oggi senza l’intervento della Bce.

Il punto è che i rendimenti dei bond a due e tre anni di Atene sono schizzati sopra il 20%. Significa che scommettere che la Grecia sia in piedi tra due anni è considerato rischiosissimo da chi investe in Borsa. Per metterci 100 euro oggi ne rivogliono 120 tra due anni. Nessun Paese è ovviamente in grado di sostenere un indebitamento di questo tipo. Men che meno la Grecia che sta cercando proprio un modo di pagare meno e chissà quando i debiti che già ha.

Atene e Tsipras ci mettono del loro. Chiedono un prestito ponte senza che ci sia accordo. Chiedono i danni per la seconda guerra mondiale, pretenzioso quanto volete ma indice di un qualcosa che sta succedendo a livello di “clima”. Hanno già detto che non tratteranno con la Troika e si preparano a riassumere almeno parte di quei dipendenti pubblici che Troika aveva fatto licenziare.

Nessuno, né Grecia né Germania/Ue hanno intenzione di abbassare il livello dello scontro. E il clima è questo: è come se parti in causa, Borse e istituzioni europee tutte avessero realizzato all’improvviso che si fa sul serio, che l’uscita della Grecia dall’Europa non è più uno spauracchio, un qualcosa agitato solo per fare paura e guadagnare qualche metro in una guerra di trincea.

Ne sa qualcosa David Cameron che preferisce prepararsi perché non si sa mai. Quindi nella mattinata di lunedì ha convocato un vertice di governo per analiazzare la situazione e preparasi alle conseguenze di una possibile Grexit. “Dobbiamo prepararci” ha detto Cameron ai giornalisti. Come? Rafforzando i piani “anti contagio”.

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