La Brexit sta costando ai cittadini britannici 1.000 sterline a famiglia: lo dice la Banca d’Inghilterra.
Gli inglesi pagano caro il bidone di Trump, la promessa di un eldorado che non si è mai materializzato. La Brexit, che ha portato la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea dal 2020, ad oggi ha causato un calo degli investimenti del sistema produttivo tale che si stima stia costando a una famiglia media del Regno Unito circa 1.000 sterline l’anno.
La Banca d’Inghilterra ha stimato il calo produttivo all’1,3% del PIL, circa 29 miliardi di sterline, e secondo Jonathan Haskell, membro esterno del Comitato di politica monetaria (MPC) della Banca centrale, gli investimenti hanno subito un crollo a seguito dalla decisione di lasciare l’UE.
Un ruolo importante in questa crisi l’ha comunque giocato il mercato finanziario inglese che ha un bacino di interessi molto ampio ed è stato soggetto negli ultimi anni a diverse turbolenze che hanno riguardato i tassi di interesse, il valore della sterlina e più in generale tutti i rendimenti azionari e non.
Haskell ha in ogni caso ribadito che la causa di queste instabilità economiche e finanziarie va ricondotta alla Brexit.
Haskell ha inoltre sottolineato come la crisi del mercato del lavoro che si registra in questo periodo sia molto pesante, con alti livelli di inattività e il forte calo del numero di persone attive. Secondo l’esperto è dovuta a prospettive economiche negative anche se ha connotazioni tipiche del Regno Unito, molto diverse da altri paesi economicamente avanzati.
Queste dichiarazioni sono diventate pubbliche proprio quando l’ex capo negoziatore britannico per la Brexit, Lord Frost, invitava il governo conservatore di Rishi Sunak a riprendere in mano il progetto della Brexit, sottolineandone i vantaggi, e a proseguire sulla strada della sua piena attuazione in quanto essa non ha bisogno di aggiustamenti.
Ha aggiunto, inoltre, di guardarsi da coloro che l’hanno da sempre osteggiata.
Le dichiarazioni di Lord Frost al Daily Mail riguardano una riunione tra i partiti da lui definita segreta e tenutasi la scorsa settimana nel ritiro di Ditchley Park nell’Oxfordshire. A parere di Frost sarebbe una prova ulteriore che parte della classe politica e dello establishment imprenditoriale lavorano per far fallire la Brexit.
Nigel Farage, grande fautore della Brexit, ha affermato che in quella conferenza l’oggetto delle conversazioni è stato come e quando far fallire gli accordi tra Regno Unito e UE.
Sulla stessa linea d’onda si muove il pensiero dell’ex ministro Tory Sir John Redwood che ha stigmatizzato le conferenze private nelle quali l’establishment britannico, invece di concentrarsi sul completamento della Brexit e sulle libertà che offre, si accordano per sabotarla.
Il domenicale The Observer pubblica la notizia che al famoso vertice avrebbe partecipato anche il segretario al livellamento Michael Gove, che ha co-condotto la campagna Vote Leave nel 2016, insieme ad esponenti importanti del Governo ombra Laburista come Sir Keir Starmer e David Lammy.
Mentre da Downing Street arriva la conferma che Sunak non era stato informato in anticipo dell’incontro tra i partiti, il premier inglese, che ha votato per l’uscita, è stato costretto difendere il suo impegno per la Brexit durante una visita a Oldham e riconfermare la sua intenzione ad operare perché da essa si possano trarre benefici per il popolo britannico.
Il vertice di Ditchley Park si è svolto proprio quando si deve ritornare a parlare con l’UE del protocollo che riguarda l’Irlanda del Nord e questa contemporaneità ha sollevato grandi preoccupazioni tra gli unionisti e gli irriducibili Tory che sono contrari ad offrire su questo terreno troppe concessioni, secondo loro, all’Unione europea.