“Burattino sarai tu”: l’unica cosa giusta di Conte a Strasburgo, Verhofstadt insulta gli italiani

"Burattino sarai tu": l'unica cosa giusta di Conte a Strasburgo, Verhofstadt insulta gli italiani
“Burattino sarai tu”: l’unica cosa giusta di Conte a Strasburgo, Verhofstadt insulta gli italiani

ROMA – Quando Berlusconi diede del kapò a Martin Schulz nell’aula del Parlamento europeo offese i tedeschi tutti. Quando Guy Verhofstadt nella stessa autorevole sede dà del burattino in mano a Salvini e Di Maio al primo ministro Conte, insulta gli italiani tutti. Non si tratta del riflesso automatico del “giusto o sbagliato è il mio Paese”, formula un po’ subdola di patriottismo peloso, ma di una elementare forma di rispetto per la democrazia italiana.

Poteva risparmiarsi l’insulto, specie perché gli interventi contro questo governo italiano erano diventati un fuoco di fila ininterrotto, un vero processo europeo all’Italia e alla sua politica. Processo doveroso, motivato, per molti versi ineccepibile, dai migranti alla Tav passando per Maduro e i gilet gialli. E soprattutto dalla performance disastrosa dell’economia italiana di cui la maggioranza giallo-verde deve assumersi tutta la responsabilità.

Non serviva un supplemento di offese, il carico della delegittimazione personale, l’assurdo puerile di chi per non confrontarsi con qualcosa che non gradisce, semplicemente la fa sparire. Quando la crisi governativa seguita al gabinetto Verhofstadt precipitò il Belgio in un limbo di 200 giorni senza esecutivo nessuno, europeo o italiano che fosse, ebbe nulla da eccepire. Parliamo dello stesso Verhofstadt che solo in extremis si tirò indietro dall’abbraccio dei liberali europei di Alde con i 5 Stelle che cercavano una stanza purchessia nella casa europea?

Certo Conte ha sempre pronte le parole “popolo” e “lobby”, scandite come un mantra esorcizzante per ogni questione politica che non sa o non può argomentare con raziocinio (praticamente sempre), ieri si è addirittura concesso uno strappo baudelairiano con un euforizzante “paradisi artificiali” al posto di fiscali. Ma, appunto, si fa male da solo. Tranne quando, in un sussulto di dignità, alla seconda replica ha messo da parte la pacatezza che gli si riconosce per cantarle a Verhofstadt.

“Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby”: popolo e lobby, as usual, ma se burattino, senza fili. Del Gatto e della Volpe, restando a Bennato, ci occuperemo noi italiani se ne avremo la forza e l’intelligenza. 

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