PARIGI – Manuel Valls, un socialista liberale dell’ala più centrista della sinistra, come Tony Blair e Matteo Renzi apprezzato anche da tanti elettori di destra. Scegliendo lui come premier al posto del compassato professore di tedesco Jean-Marc Ayrault il presidente Francois Hollande ha seguito la rotta della Francia, che con le elezioni municipali di questi ultimi fine settimana ha nettamente virato a destra.
Spagnolo naturalizzato francese, come l’altra, unica, vincitrice di questa tornata elettorale, la prima donna sindaco di Parigi Anne Hidalgo, Valls 51 anni, ha iniziato a militare nel Partito Socialista quando di anni ne aveva 17. Sosteneva Michel Rocard, designato premier dal presidente Francois Mitterand forse per scongiurarne l’ascesa all’Eliseo.
Per Valls molti vedono la stessa possibilità, ma con un esito diverso. Perché proprio Valls, che alle primarie socialiste dell’ottobre 2011 aveva ottenuto solo il 5,6% dei voti, potrebbe essere il candidato più forte per l’Eliseo nel 2017.
Fautore di un’economia liberale, sul piano della sicurezza Valls non ha lesinato reazioni che di sinistra hanno poco. Come nel controverso caso di Leonarda, studentessa kosovara di 15 anni espulsa durante una gita scolastica. Valls aveva ipotizzato l’espulsione dei musulmani “minaccia per l’ordine pubblico francese” dopo i disordini per le vignette satiriche di Charlie Hebdo. Aveva dichiarato guerra al controverso comico Dieudonné e ai suoi spettacoli antisemiti, dicendosi pronto a vietarli in nome dell’ordine pubblico.
Sostenitore di un approccio post-ideologico e liberale ai valori di sinistra, come nel labour di Tony Blair, Valls, come Renzi, è un innovatore che non lesina critiche alla sinistra, e invita a superare il “vecchio socialismo”.
Fautore della tolleranza zero con rom e immigrati clandestini, si è guadagnato l’appellativo di “uomo più destra della sinistra francese”. E se prima questa definizione poteva non garantirgli troppe simpatie, nella Francia dell’onda blu è sicuramente utile. A lui e all’Eliseo.