L’Europa si prende una settimana. E i greci si tagliano le vene…

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 10 Ottobre 2011 - 17:53| Aggiornato il 11 Ottobre 2011 OLTRE 6 MESI FA
commissione europea

foto Lapresse

BRUXELLES – La crisi rischia di mangiarsi l’euro ma il vertice europeo che doveva decidere il da farsi è stato rinviato di una settimana. Posticipato al 23 ottobre il Consiglio europeo dei capi di stato e di governo che era inizialmente previsto per il 17-18 ottobre. Sul tavolo rimangono questioni vitali per il futuro dell’Unione:

1) La piena operatività dell’Efsf, (European financial stability facility) il “Fondo salva stati” di cui si è deciso nel luglio scorso di ampliare il budget a 440 miliardi di euro. Una decisione che doveva essere ratificata dal Consiglio del 17. Ratifica rinviata e che con ogni probabilità si rivelerà insufficiente. Bisogna andare oltre le decisioni del 21 luglio, che rafforzano il fondo Efsf dandogli la possibilità di intervenire sul mercato secondario dei bond e fare quanto sta facendo la Bce dall’estate coi titoli spagnoli e italiani. Ma non basta: serve che il fondo diventi un maxi-strumento in grado di intervenire per ogni emergenza dell’eurozona. Una potenza da 1000-3000 miliardi di euro, secondo le cifre che circolano.

2) Lo sblocco degli 8 miliardi alla Grecia. Finora la politica di rinviare fino al massimo possibile gli aiuti alla Grecia in crisi, chiedendo nel contempo ad Atene una serie di misure drastiche, di tagli e tasse che stanno strozzando il Paese del premier Papandreou, hanno ottenuto il risultato di aggravare sempre di più la situazione dei conti greci. Il Consiglio rinviato significa per la Grecia una settimana in più sulla graticola dei mercati e degli interessi sul debito che galoppano.

3) Greci che, letteralmente, si stanno tagliando le vene. Mentre il Consiglio rinviato doveva ratificare, fra le altre cose, il piano deciso il 21 luglio scorso su un default pilotato della Grecia (altrimenti detta ristrutturazione del debito), con un “haircut” del 20% per chi detiene bond greci. In sostanza i creditori che detengono bond per 1000 euro si vedono tagliare il valore nominale delle loro obbligazioni a 800 euro. C’è un’ipotesi più “violenta” che prevede un “haircut” del 50% (i 1000 euro diventano 500). Ce n’è un’altra ancora peggiore: default incontrollato, con il rischio che i titoli di debito posseduti diventino carta straccia.

4) Il Consiglio del 17 rinviato al 23 doveva decidere infine su regole più stringenti per quei paesi europei che non hanno i conti in ordine. Creare dei paracadute sì, ma vincolarli a un rispetto di norme più severe, così come vuole la Germania di Angela Merkel.

Tutto rinviato di una settimana. I nervosissimi mercati finanziari e gli Stati in crisi si sono dovuti accontentare di queste parole di Herman Van Rompuy, presidente della Consiglio europeo: “Lo slittamento del vertice è stato deciso per permettere di finalizzare la strategia complessiva sulla crisi del debito sovrano nell’Eurozona”. Van Rompuy ha osservato anche che ”sono stati fatti significativi progressi nella messa in atto del pacchetto di luglio”. Ed ha aggiunto che ”il processo di ratifica” dell’aumento delle capacità del fondo salva-stati Efsf ”è vicino al completamento”.

Secondo Van Rompuy però sono ”necessari ulteriori elementi” per ”risolvere la situazione in Grecia, la ricapitalizzazione delle banche e l’aumentata efficienza del meccanismo di stabilizzazione Efsf”. Gli ”elementi” di cui parla il presidente permanente della Ue sono ”strettamente correlati ai risultati della missione della troika in Grecia sullo stato di attuazione del programma” nonché ”ai piani della Commissione europea nel quadro di una ricapitalizzazione, che tenga conto del lavoro dell’Autorità bancaria europea (Eba)”.

Intanto il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha voluto segnalarsi per una polemica con Francia e Germania, accusati di essere un “direttorio” che deciderebbe in riunioni escludenti ed esclusive le sorti dell’Europa. Accusa sdegnosamente rispedita al mittente non da Nicolas Sarkozy e da Angela Merkel in persona, ma da non meglio precisate “fonti diplomatiche”.