LONDRA – Paura in Gran Bretagna per la salute di Boris Johnson. Il premier inglese è stato ricoverato domenica sera in ospedale per ulteriori accertamenti dopo dieci giorni dal contagio da coronavirus, che non accenna a passare.
Un aggravamento, preceduto da inquietudini rimbalzate sui media a proposito delle sue condizioni, che minaccia di privare il Regno temporaneamente del suo primo ministro proprio nella sera in cui un messaggio straordinario alla nazione della regina Elisabetta, 93 anni, trasmesso in televisione dal castello di Windsor, aveva provato a incoraggiare i britannici a essere “forti” e dar prova di autodisciplina, innanzi tutto restando a casa, per prevalere nella battaglia contro il coronavirus.
Una battaglia che invece per il capo del governo, 55 anni, impegnato da due settimane a predicare la necessità di un severo lockdown dopo le iniziali illusioni di una strategia più soft, segnata fino a un mese fa persino dal rifiuto di smettere di stringere mani in giro, sembra farsi meno facile.
Sullo sfondo di un Paese dove il numero dei morti è ormai vicino al record europeo di giornata con 621 decessi in più in 24 ore.
“Su consiglio del suo medico, il primo ministro è entrato stasera in ospedale per sottoporsi a esami”, ha annunciato una portavoce di Downing Street. Si tratta di “una misura precauzionale poiché egli continua ad avere sintomi persistenti da coronavirus 10 giorni dopo essere stato testato positivo”, ha provato a rassicurare la portavoce.
Boris Johnson, è stato aggiunto, “ringrazia il personale dell’Nhs (il Servizio sanitario nazionale) per l’incredibile duro lavoro che sta svolgendo e sollecita la popolazione a continuare a seguire la raccomandazione del governo di stare in casa per proteggere l’Nhs e salvare vite” umane.
Sono tuttavia rassicurazioni che non spengono le ansie e i timori che il premier conservatore possa essere costretto a cedere il bastone del comando per impedimento – almeno per un po’, ma nel pieno dell’emergenza – al suo assai meno carismatico vice de facto, il ministro degli Esteri e Primo segretario di Stato, Dominic Raab.
Poche ore prima del ricovero era del resto stato il titolare della Sanità, Matt Hancock, a sua volta reduce da un contagio da Covid-19, risolto però con una settimana d’isolamento, ad ammettere che Johnson (chiuso dal 27 marzo in un alloggio adiacente al numero 11 di Downing Street) avesse ancora “febbre (alta secondo i giornali, ndr) e tosse”; seppure precisando che era “in buono spirito” e “saldamente al timone” della nave governativa.
Un timone che invece domenica sera ha dovuto momentaneamente lasciare. Per “un secondo tampone”, fa sapere il suo staff. Salvo complicazioni. (Fonte: Ansa)