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Coronavirus: Francia, Danimarca e Polonia: niente aiuti statali alle società registrate nei paradisi fiscali. E l’Italia?

ROMA – Dopo Danimarca e Polonia, anche la Francia ha deciso di non ammettere le società registrate nei paradisi fiscali agli aiuti statali per l’emergenza coronavirus.

Un esempio che dovrebbe seguire anche l’Italia.

A radio France Info, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha annunciato che le società che hanno registrato, o controllano filiali, nei paradisi fiscali non potranno usufruire del pacchetto di salvataggio di 110 miliardi di euro.

Il ministro ha sottolineato che “ci sono delle regole da seguire.

Beneficiando della cassa statale, non si possono pagare dividendi né riacquistare azioni.

E se la sede è in un paradiso fiscale è ovvio che non si potrà beneficiare della sovvenzione pubblica”.

Del pacchetto francese da 110 miliardi di euro, quattro sono stati riservati a start-up in difficoltà, mentre 20 miliardi di euro riguardano le aziende più grandi, come Air France.

Il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Svizzera e il Lussemburgo hanno disposizioni che li rendono attraenti alle imprese poiché consentono di essere registrate offshore.

La Polonia e la Danimarca non ammettono l’accesso agli aiuti finanziari per la pandemia alle società registrate nei paradisi fiscali.

La Danimarca, che ha dato miliardi in aiuti per le aziende che a causa del lockdown hanno giocoforza registrato un drastico calo delle entrate, ha annunciato un pacchetto di aiuti per 100 miliardi di corone danesi (circa 12 miliardi di euro).

Ma in un emendamento alle misure di aiuti, che ora ammontano a quasi 400 miliardi di corone danesi, è specificato che le società registrate nei paesi del paradiso fiscale non potranno beneficiarne.

Il ministero delle finanze danese in una nota ha dichiarato “che le società che chiedono un risarcimento devono pagare l’imposta in seguito agli accordi internazionali e alle norme nazionali”.

Inoltre, le imprese che chiedono un’estensione degli aiuti al governo danese devono assicurare di non pagare dividendi o riacquistare azioni nel 2020 e 2021.

La nuova restrizione si applica alle imprese registrate nei paesi presenti nella lista delle “giurisdizioni fiscali non cooperative” dell’Unione europea, secondo Rune Lund, portavoce delle imposte della sinistra Red-Green Alliance.

“Quando si spendono miliardi col denaro dei contribuenti per salvare aziende e posti di lavoro, devono essere utilizzati per questo scopo e non essere inviati in un paradiso fiscale dall’altra parte del mondo”, ha detto Lund a Reuters.

L’elenco, che Lund ha dichiarato non essere abbastanza completo, attualmente comprende 12 paesi tra cui Panama, le Seychelles e le Isole Cayman.

La Polonia, uno dei paesi Europei che si oppongono tenacemente ai paradisi fiscali, è stata la prima nazione a limitare l’accesso agli aiuti statali alle grandi imprese, salvo l’8 aprile pagassero le tasse in Polonia.

“Chiudiamo i paradisi fiscali, la rovina delle economie moderne”, ha commentato Lund.

Secondo alcuni ricercatori le stime dell’evasione fiscale variano ampiamente, ma alcuni paradisi fiscali ai governi potrebbero costare complessivamente tra i $ 500 e $ 600 miliardi all’anno di entrate. (Fonte: Daily Mail).

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