Italia e Francia non ci sono riuscite, ora la Danimarca aggira Schengen e l’ultradestra è contenta

COPENHAGEN – “Troppi” crimini, troppi immigrati sospetti per la tranquilla Danimarca bastano per aggirare la regola della tolleranza “europea” sui flussi migratori: il trattato di Schengen. Per ovviare al problema allora, meglio ripristinare i controlli alle frontiere con la Germania e la Svezia, visto che l’estrema destra preme sempre di più. Francia e Italia un mese fa hanno scalpitato, ma non hanno ottenuto che frasi di compassione e porte sbattute in faccia da Bruxelles. Adesso Copenhagen ci è riuscita, ma sia chiaro “niente passaporti da controllare, non usciamo da Schengen”.

L’annuncio del governo di centrodestra guidato da Lars Lokke Rasmussen è arrivato proprio dopo l’accordo politico appena sancito con gli alleati del Partito popolare danese (Df), formazione di estrema destra che garantisce all’esecutivo un appoggio esterno.

”Lo faremo il più presto possibile, da qui a due-tre settimane”, ha spiegato il ministro delle finanze danese, Claus Hjort Frederiksen. I controlli riguarderanno soprattutto la Germania, da anni origine di grandi spedizioni di immigrati in cerca di soldi e nuove prospettive di lavoro.

Da tempo l’estrema destra, guidata dall’ultraconservatrice guidata dall’euroscettica Pia Kjaersgaard, lanciava messaggi che suonavano più o meno così: altro che Unione europea e trattato di Schengen, lo straniero va messo alla porta.

Adesso il governo più moderato ha capito che rischia molto senza l’appoggio del partito di Kjaersgaard, che alle ultime elezioni politiche ha ottenuto in Parlamento 24 seggi.

Così è stato affidato al ministro delle finanze il compito di annunciare il cambio di strategia: ”Nel corso degli ultimi anni  abbiamo avuto un aumento del crimine transfrontaliero, ed è proprio questo il problema. Costruiremo quindi delle nuove installazioni alle frontiere con la Germania con dei nuovi sistemi di controllo elettronici e di identificazione delle targhe”.

La Danimarca continua a dire che Schengen non sarà sospeso, che è tutto nei limiti del trattato. Copenhagen non ha ”nessuna intenzione di lasciare” la convenzione di Schenghen e condivide le proposte franco-italiane per arrivare ad un rafforzamento dell’area di libera circolazione, ha precisato un diplomatico danese, “non verranno ripristinati i controlli dei passaporti alle frontiere”.

I provvedimenti includono invece un rafforzamento dei controlli alle dogane, con l’uso di un elicottero e anche il dispiegamento di polizia (ma non ai confini), allo scopo di colpire attività criminali come il contrabbando o il commercio di auto rubate o merce contraffatta. ”La Danimarca resterà nell’area di Schenghen e non intende ripristinare controlli sui passaporti ai passeggeri in arrivo dagli altri paesi che condividono le stesse regole”, ha indicato il diplomatico. Eppure l’Italia sconfitta guarda anche con un po’ d’invidia a chi “entro i limiti di Schengen” o meno, rimette le vedette alla frontiera, proprio come leghisti e non solo volevano fare a Lampedusa.

Perché la Danimarca si muove proprio adesso? Giovedì la Commissione europea dovrebbe proporre ai ministri dell’Interno della Ue un progetto per la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere nazionali. Si fa riferimento alle situazioni in cui uno Stato europeo è “inadempiente” nella sorveglianza alle frontiere. Non è un caso solo ipotetico: i Paesi in questione sono soprattutto la Romania e la Bulgaria: hanno aderito nel 2007 all’Unione europea, ma non sono dentro l’area Schengen. Davanti a questa possibilità Germania e Francia hanno già messo le mani avanti: “Se la riforma viene adottata si potrà accettare più facilmente un nuovo Paese nello spazio Schengen sapendo di avere la possibilità di reintrodurre i controlli nel caso di un grave problema”, ha spiegato il ministro dell’Interno tedesco, Hans-Peter Friedrich.

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