Datagate. In parlamento GB: capi servizi contro Snowden, ‘Al Qaeda esulta’

John Sawers, capo dell' MI6
John Sawers, capo dell’ MI6

GB, LONDRA – ”Le rivelazioni di Edward Snowden fanno esultare Al Qaeda”. Ne è convinto John Sawers, il capo dell’MI6, il servizio segreto estero britannico, e sono della stessa opinione Andrew Parker, capo dell’MI5, e Iain Lobban, direttore della Gchq, le altre agenzia di Sua Maestà. Il ‘gotha’ dell’intelligence britannica ha dovuto rispondere, per la prima volta in una udienza pubblica ripresa dalla tv, alle domande incalzanti sullo scandalo Datagate da parte dell’ Intelligence and Security Committee (Isc), la commissione parlamentare di Westminster.

Una dopo l’altra le agenzie hanno respinto le accuse di aver spiato milioni di cittadini in tutto il mondo, carpendo informazioni dalle telefonate e sbirciando nelle email dopo aver violato password e privacy. E’ stato perentorio Lobban, il direttore dell’agenzia di sorveglianza Gchq, al centro del Datagate, colpevole secondo il Guardian di aver messo in piedi un vasto sistema globale in collaborazione con l’americana Nsa. Un sistema che avrebbe allungato il suo orecchio anche sulle telefonate dei leader mondiali.

”Non passiamo il nostro tempo ad ascoltare le telefonate o a leggere le email della gente innocente”, ha tagliato corto Lobban. ”L’agenzia lavora con una certa segretezza – ha aggiunto – ma non viola la legge”. Tutti e tre i boss dei servizi segreti hanno parlato all’unisono, anche perchè, come loro stessi affermano, la collaborazione fra le agenzie è strettissima. La commissione formata da deputati e lord ha tentato, senza però mai mettere veramente sulla graticola i tre direttori, di capire perchè sia stato messo in piedi un cosi vasto apparato di spionaggio.

”Non credo che il nostro lavoro danneggi la libertà e la democrazia, anzi, fa l’esatto opposto”, ha detto Parker, ribadendo che tutte le attività delle agenzie servono per mantenere la sicurezza dei cittadini britannici in patria e all’estero. Sicurezza che è stata messa proprio in pericolo da Snowden. ”Le rivelazioni di Snowden hanno danneggiato le nostre operazioni e le hanno messe a rischio”, ha tuonato Sawers. ”E’ chiaro che i nostri avversari si stanno fregando le mani con soddisfazione, al Qaeda esulta”, ha aggiunto.

E’ Lobban a spiegare, senza però scendere nei particolari, come la ‘talpa’ avrebbe rafforzato i terroristi. ”Abbiamo visto gruppi terroristici in Medio Oriente, Afghanistan e nell’Asia meridionale discutere delle sue rivelazioni in termini molto specifici, per quanto riguarda i sistemi di comunicazione che loro usano”. Mentre il capo del servizio segreto interno, l’MI5, rivela che ”dagli attacchi del 7 luglio 2005 a Londra, nel Regno Unito sono stati sventati 34 attentati terroristici in varie fasi di realizzazione, e uno o due di questi potevano causare stragi di massa”. I maggiori rischi sono rappresentati dal terrorismo islamico, con ”diverse migliaia di individui che sostengono l’estremismo violento” e anche dalle centinaia di cittadini che sono partiti alla volta della Siria per unirsi alla jihad.

Il rischio è che tornati in patria si mettano a pianificare attacchi. Pare che quindi Snowden abbia peggiorato un quadro già allarmante. Ma la pensa in tutt’altro modo Tim Berners-Lee, il ‘padre’ britannico di internet, in una intervista che il Guardian pubblica in prima pagina. Secondo lui le agenzie di intelligence di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ridotto la sicurezza di internet con la loro attività di sorveglianza. Il Berners-Lee’chiede che venga avviato un ”completo e franco dibattito pubblico” su questa materia. ”Gli informatori e i media responsabili che lavorano con loro – ha aggiunto – giocano un ruolo importante. Servono agenzie potenti che combattano l’attività criminale online, ma ogni agenzia deve operare in un quadro di controlli e contrappesi, e sembra che il sistema attuale in questo abbia fallito in questo”. (ANSA)

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie