Di Maio, gli alleati in Europa: i sovranisti monetari, i difensori dell’etnia pura…

Se Parigi valeva una messa, Bruxelles varrà una nuova, decisa, virata a destra. A più o meno 100 giorni dalle prossime elezioni europee, il Movimento5Stelle è a caccia di alleati per formare un nuovo gruppo nel prossimo Europarlamento. Nonostante le parole e le promesse, come la volontà di “attrarre movimenti che non si riconoscono nelle destre sovraniste”, la scelta è però ricaduta su compagni di viaggio che più di destra e più sovranisti non si potrebbe. E visto che all’appello mancano ancora tre paesi per centrare l’obiettivo, forse il peggio – o il meglio – ancora deve venire.

Dopo l’incontro con il leader, o meglio uno dei leader dei Gilet Gialli, Luigi Di Maio e il Movimento da lui guidato hanno dovuto fare un passo indietro e, dalla promessa di nuovi faccia a faccia e di un’alleanza, il nostro vicepremier è dovuto tornare a più miti consigli. Complice l’intervista realizzata dalla trasmissione di Corrado Formigli dove Chalencon – il suddetto leader dei Gilet Gialli incontrato da Di Maio e Alessandro Di Battista – aveva dichiarato di essere pronto ad un golpe ed avere dalla sua dei non meglio specificati paramilitari. Un’uscita troppo estrema anche per il nostro ministro e leader politico dei 5Stelle che ha dovuto ricordare come, nonostante tutto, il suo Movimento si riconosca in chi opera all’interno della democrazia.

Nonostante quest’intoppo, il lavorio dei grillini per costruire nel prossimo Europarlamento un gruppo che sia alternativo ai Popolari e ai Socialisti e incarni la loro visione continua alacremente. Per costituire un gruppo al Parlamento Europeo servono però adesioni da 7 paesi dell’Unione differenti. E per ora all’appello ne mancano 3. Ma sino a fine maggio di tempo ce n’è in abbondanza. Se la quantità, almeno per ora non preoccupa, altro è il discorso sulla qualità. I pentastellati come detto hanno dichiarato di cercare adesioni da “movimenti che non si riconoscono nelle destre sovraniste”. Eppure, gli alleati scelti sin qui dal nostro Di Maio sono i croati di Zivi Zid, che hanno nel loro manifesto la “sovranità monetaria” e simpatizzano per l’uscita dall’Euro; i polacchi dell’ultraconservatore Pawel Kukiz, pronto a combattere per “un’Europa delle patrie” e i greci di Akkel, convinti che il fenomeno dell’immigrazione sia un progetto di sostituzione etnica.

Un poker di Movimenti che guadagnerà certo spazio e seggi nel Parlamento che uscirà dal voto di fine maggio, ma che ha tutto l’aspetto di essere spiccatamente sovranista e assolutamente di destra. Se però per il vicepremier Di Maio questi sono alleati che non si riconoscono nelle destre sovraniste, c’è allora da preoccuparsi o almeno da essere fortemente curiosi nello scoprire con chi altro cercheranno di allearsi per raggiungere il fatidico numero di 7 Paesi. Se questi non sono Movimenti di destra e sovranisti, caratteristiche tra l’altro legittime, per quanto non universalmente riconosciute come le migliori opzioni sul tavolo, servirà forse un redivivo movimento nazional-socialista per trovare un soggetto adatto secondo Di Maio a questa definizione.

Il dubbio è che però allora il nostro vicepremier non dica tutta la verità, o che almeno voglia far prendere i classici fischi per fiaschi, annunciando la caccia ad alleati ‘moderati’ ma facendo la corte a Movimenti estremisti e, di fatto, contrari all’Europa. All’indomani delle elezioni politiche italiane, alla maggioranza che governa il nostro Paese venne contestato di non aver detto, in campagna elettorale, di voler uscire dall’Euro, salvo poi presentare un ministro dell’Economia – Paolo Savona – che questa idea da tempo sosteneva. Un canovaccio che potrebbe ripetersi a Bruxelles.

Gestione cookie