Elezioni Gran Bretagna: i Tory lanciano l’ultima offerta ai Lib-dem sul referendum

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Gordon Brown, Nick Clegg, David Cameron

Rimane caotica la situazione in Gran Bretagna per la formazione del governo. Nel primo pomeriggio le tv inglesi hanno dato la notizia di un accordo tra i conservatori e i Lib-dem di Nick Clegg ma poco dopo Gordon Brown ha affermato che gli stessi liberaldemocratici hanno intenzione di negoziare anche con i Labour. In serata, allora, è arrivata l’utlima offerto del partito di David Cameron ai Lib-dem per far svolgere un referendum sul sistema di “voto alternativo”.

“Abbiamo concordato di offrire al Liberaldemocratici, quale offerta finale, un referendum sul sistema di voto alternativo”, ha detto il negoziatore dei Tory, George Osborne.

“Sarebbe del tutto antidemocratico introdurre una modifica del sistema di voto senza un referendum”, ha detto ancora l’esponente conservatore.

“Con le migliori intenzioni – ha dichiarato Osborne – stiamo facendo un’offerta al Liberaldemocratici per un governo forte, stabile, con una notevole maggioranza parlamentare, di coalizione, e per un referendum sul sistema di voto alternativo”.

Questa offerta dell’ultimo minuto dei conservatori ai liberaldemocratici riapre uno spiraglio di ottimismo nei negoziati tra i due partiti, dopo l’annuncio delle dimissioni del premier Gordon Brown e dell’avvio delle trattative tra laburisti e libdem.

I Tory – ha sottolineato William Hague, uno dei quattro negoziatori per il partito conservatore – sarebbero pronti a cedere su questo punto qualora il sistema che andasse a sostituire l’attuale ‘first past the post’ fosse quello del ‘voto alternativo’ (Av).

L’Av, già in passato sostenuto dal New Labour, prevede che i candidati vengano elencati dagli elettori in ordine di preferenza: chi supera il 50% dei consensi vince. Se nessuno dei candidati dovesse superare la fatidica soglia, si passerebbe all’eliminazione dell’ultimo arrivato con relativa redistribuzione dei voti tra i candidati rimasti. Il procedimento si ripete sino a che un candidato non raggiunge la maggioranza assoluta nel seggio.

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