Elezioni Grecia, destra pro-euro avanti: “Abbiamo vinto”. Maggioranza con Pasok

greciaATENE – Un Paese spaccato in due la Grecia ma che avrebbe scelto, al foto finish, di dare la maggioranza dei voti a Nuova Democrazia, i conservatori pro-euro. Secondo i primi risultati la destra pro-euro è di poco avanti alla sinistra Syriza ma già festeggia la vittoria e propone un governo di larghe intese. Dai numeri è chiara una speranza per l’Europa: Nuova Democrazia potrà formare un governo stabile contando anche solo sull’appoggio dei socialisti del Pasok. Assieme ai socialisti i conservatori avrebbero infatti 159 seggi su 300 nel nuovo Parlamento. Una speranza per l’Europa che guarda ai risultati con ansia e fibrillazione: si saprà a breve se l’euro potrà o meno rimanere ancora in vita.

Intanto Nuova Democrazia esulta e già festeggia la vittoria. Dora Bakoyannis, una dirigente della destra conservatrice greca, ha subito rivendicato la vittoria del suo partito: “Siamo il primo partito – ha detto la Bakoyannis – è venuta l’ora di formare un governo di unione nazionale per uscire dalla crisi”.

Dopo la comunicazione degli ultimi risultati parziali, che in pratica aggiudicano la vittoria a Nea Dimokratia, il leader del partito socialista Pasok, Evanghelos Venizelos, ha proposto la formazione di un “governo nazionale di corresponsabilità come il popolo greco ha confermato con il risultato delle elezioni di oggi”.

In serata, Alexis Tsipras, il leader del partito di sinistra Syriza, ha telefonato al leader di Nea Dimokratia Antonias Samaras per congratularsi con lui per la vittoria del suo partito. Lo ha riferito la Tv privata Mega secondo cui Tsipras ha detto a Samaras che adesso “la Grecia ha urgentemente bisogno di un governo”.

Fino all’ultimo comunque le elezioni sono un testa a testa sul filo del rasoio tra conservatori pro-euro e la sinistra. Gli exit poll lo avevano preannunciato e i primi dati parziali lo confermano: Nuova democrazia è leggermente avanti a Syriza ma comunque, stando ai dati che si hanno al momento, potrebbe costituire la maggioranza insieme al Pasok. I primi risultati ufficiali con il 17,93 dei voti scrutinati, danno Nea Dimokratia al 31,02%, Syriza al25,47. Segue il Pasok con il 13,46. Poi Greci Indipendenti 7,26 %, Alba dorata 6,83 %, Sinistra democratica 5,92 %, partito comunista Kke 4,41 %.

La proiezione dell’istituto di sondaggi Public Issue, basata su risultati reali, assegna a Nea Dimokratia il 29,5% dei voti (margine di oscillazione +/- 1%), a Syriza il 27, al Pasok il 12,4.

Maggioranza. I conservatori di Nuova democrazia avrebbero in base al secondo exit poll 127 seggi nel nuovo parlamento, Syriza 72, mentre i socialisti del Pasok ne avrebbero 32. Insieme Nd e Pasok avrebbero cosi’ la maggioranza dei seggi in parlamento. Il parlamento greco conta 300 seggi e la maggioranza e’ di 151 seggi. In base al secondo exit poll ai Greci indipendenti andrebbero 21 seggi, ad Alba dorata 19, alla Sinistra democratica 16 e ai comunisti del KKE 13.

Aumento per Syriza e Nd del 10%. Il vero dato è il balzo in avanti del 10 % dalle elezioni del 6 maggio sia dei conservatori guidati da Antonis Samaras, che erano 16,8% poco più di un mese fa, sia dei radicali di Alexis Tsipras.

Europa a fiato sospeso. La domanda sulla bocca di tutti nei quattri angoli del mondo è chi vincerà le odierne elezioni in Grecia. Sarà la coalizione di sinistra Syriza che annullerà gli accordi di salvataggio e conseguentemente uscirà dall’eurozona? O il partito di centro-destra Nuova Democrazia che accetterà le misure di austerità e manterrà l’euro?

Citando Marcus Krygier, economista di Amundi, formata da due grandi banche francesi che gestiscono 20 miliardi di dollari, il New York Times scrive che comunque vadano le elezioni le conseguenze per l’euro non saranno di grande importanza, almeno nel medio periodo. L’opinione di Krygier è che l’euro si indebolirà, qualunque sia il risultato delle urne.

Come molti altri analisti finanziari, Krygier ritiene che l’euro si indebolirà rispetto al dollaro. L’opinione prevalente è che anche se vincesse Nuova Democrazia la pressione non si allenterebbe fino a quando gli investitori considereranno il dollaro un rifugio. I due salvataggi perla Grecia non hanno risolto i problemi, e i mercati finanziari – scrive il Nyt – si stanno ora rivolgendo a bersagli più grandi, come Italia e Spagna.

Che l’euro rimarrà sotto pressione è opinione diffusa tra traders e investitoti professionali. La moneta europea si è costantemente indebolita di pari passo col peggiorare della crisi, e gli investitori credono che si indebolirà ancora. I traders hanno scommesso oltre 30 miliardi di dollari contro l’euro, quasi un record, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission federale Usa.

Ma nel quadro generale delle previsioni, quelle di Krygier non sono così sconfortanti. Non si aspetta un crollo dell’eurozona, e crede che alla fine l’Europa ce la farà a salvare la sua moneta. ”Il problema però – precisa – è quanto tempo e quante sofferenze occorreranno”.

Se vincono i partiti di sinistra rifiutando l’austerità e provocando una inadempienza , dice Krygier, ”possiamo aspettarci che l’euro precipti come un sasso e le conseguenze sarebbero drammatiche . La sua parità scenderebbe a quella col dollaro”. Krygier è stato pessimista riguardo all’euro per oltre due anni, ma lo è diventato ancora di più nella primavera scorsa, quando l’epicentro delle paure si è spostato dalla Grecia a Paesi più grandi. ”La grande svolta – dice – è stata la transizione della crisi che potrebbe colpire Italia e Spagna”.

Krygier pensa che l’euro si svaluterà anche nei confronti della sterlina e delle valute scandinave, e nonostante le preoccupazioni per l’andamento dell’economia americana, per gli investitori stranieri il dollaro resta il principale rifugio.

La vittoria dei partiti di destra favorevoli alle misure di austerità potrebbe risollevare la parità dell’euro nei confronti del dollaro, ma non per molto osserva Krygier. ”Potrebbe esserci una breve ripresa, ma nel medio periodo l’euro resterà debole”. Qualunque sia il risultato in Grecia ”i dubbi sull’Italia e la Spagna continueranno a crescere, perchè il loro debito è pesante ed entambe non sembrano capaci di effettuare i cambiamenti necessari per convincere gli investitori a comprare il loro debito”.

Krygier ritiene che alla fine il mercato costringerà i politici ad agire per evitare il disastro. ”Ma – precisa – con 17 Paesi seduti attorno ad un tavolo le decisioni sono di una lentezza glaciale, mentre i mercati si muovono molto rapidamente. I rischi stanno quindi aumentando”.

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