Erwin Rommel, la volpe del deserto, che rifiutò di vedere Mussolini

Erwin Johannes Eugen Rommel (Heidenheim, 15 novembre 1891 – Herrlingen, 14 ottobre 1944) è stato un generale (feldmaresciallo) tedesco, comandante dell’Afrika Korps durante la seconda guerra mondiale. È anche conosciuto col soprannome “La volpe del deserto” (“Wüstenfuchs”).

Rommel non apparteneva all’aristocrazia militare prussiana. Era un ufficiale che proveniva dalla gavetta, e anche per questo godeva della simpatia di Hitler. In condizioni normali avrebbe potuto aspirare al massimo al grado di Colonnello. Ma la partecipazione alle due guerre mondiali dove diede sfoggio delle sue indubbie doti di comando, unita alla militanza nei Freikorps (da cui sarebbe scaturito il partito Nazista), a cavallo tra le due guerre, lo lanciarono in una carriera che lo portò a poco più di cinquant’anni ad ottenere il grado di Feldmaresciallo (il più alto dell’esercito tedesco a quel tempo).

La sua estrazione “popolare” piaceva molto a Goebbels, verso il quale Rommel fu sempre molto disponibile, che ne volle sfruttare l'”immagine vincente” per la sua propaganda. I suoi colleghi generali, provenienti dalle accademie prussiane, non nascondevano l’antipatia, se non il disprezzo, che nutrivano nei suoi confronti.
D’altra parte Rommel non fece mai molto per rendersi simpatico agli occhi degli altri ufficiali superiori. Testardo nelle sue convinzioni, spesso sgarbato, a volte ben oltre i limiti dell’insulto, nei confronti degli altri generali, soprattutto italiani, ma anche della stessa Wehrmacht, era invece adorato dai suoi uomini.

Motivo dell’ammirazione che suscitava tra la truppa era sicuramente il fatto che Rommel, contrariamente agli altri generali, non si limitava a seguire i combattimenti da distanza di sicurezza, ma era sempre presente in prima linea. A bordo del suo panzer, o del “Mammuth” (un centro comando mobile ricavato da un camion blindato inglese catturato in Africa), o in volo sulle linee a bordo di uno Storch da ricognizione, Rommel si muoveva lungo tutta la prima linea impartendo ordini e guidando i suoi uomini in battaglia.

Le sue decisioni in battaglia, spesso improvvise e talvolta ai limiti dell’insubordinazione (avanzare quando gli veniva ordinato di fermarsi), oltre a far infuriare i superiori, resero spesso inutile il lavoro svolto da Ultra (il complesso apparato utilizzato dagli inglesi per la cifra dei messaggi che i tedeschi si trasmettevano con Enigma) per scoprire i piani dei tedeschi.

Vale la pena di citare alcuni episodi della “Campagna d’Africa” che possono aiutare a comprendere il carattere di Rommel. Quando la strada verso Il Cairo e il Canale di Suez sembrava ormai spianata, Mussolini volò in Libia per godersi un trionfo che non arrivò; durante la sua permanenza chiese più volte di incontrare Rommel, ma questi si rifiutò sempre, adducendo come scusa il fatto che fosse “troppo impegnato in prima linea”.

Rommel trovò però il tempo per recarsi in visita al capezzale di un maggiore italiano (Leopoldo Pardi), che, al comando di un reparto di artiglieria, si era distinto nella difesa del Passo di Halfaya, conquistandosi la stima della “volpe del deserto”.
Dopo la battaglia di El Alamein il generale Barbasetti incontrò Rommel alla ridotta Capuzzo e commentò: “È stato molto doloroso il sacrificio del X Corpo d’Armata abbandonato nel deserto” al che Rommel rispose: “È questo forse un rimprovero? Dal Fuhrer non è giunta alcuna parola di disapprovazione”. Barbasetti: “Ho risalito l’interminabile colonna dei reparti in ritirata, i camionisti tedeschi si rifiutavano di far salire gli italiani”. A queste parole Rommel tacque.

Dopo la presa di Tobruk, il generale sudafricano Klopper, parlando anche a nome dei suoi ufficiali, chiese a Rommel di essere detenuto in un’area separata da quella delle truppe di colore. La risposta di Rommel fu secca: “Per me i soldati sono tutti uguali. I neri vestono la vostra stessa divisa, hanno combattuto al vostro fianco, e quindi starete rinchiusi nello stesso recinto.”

Nutriva grande sicurezza nell’uso del sistema di decriptazione Enigma. Questa fiducia mal riposta permise alla Gran Bretagna, durante la seconda guerra mondiale, di avere l’assoluta supremazia navale in tutto il Mediterraneo. Infatti, il sistema di decodificazione tedesco era stato decifrato dal matematico inglese Alan Turing. Il fatto che gli inglesi fossero in possesso di importanti informazioni fece sorgere sospetti di inaffidabilità nei confronti dei servizi segreti italiani. Rommel fu convinto di questo fino alla morte e solo recentemente suo figlio Manfred ha dichiarato, in un documentario di History Channel, che suo padre e dunque sia la Germania che l’Inghilterra, dovrebbero chiedere scusa agli italiani per gli infondati sospetti.

Va ricordato infine che Rommel si guadagnò, pur da nemico, un alto grado di rispetto anche da parte di eminenti personalità tra gli Alleati, come il suo rivale Bernard Law Montgomery, George Patton e perfino Winston Churchill. Alla “Volpe del deserto” erano infatti riconosciute lealtà e cavalleria nei confronti degli avversari e della popolazione civile: i suoi Afrika Korps, caso unico nei corpi militari tedeschi, non furono mai accusati di crimini di guerra, e Rommel non obbedì agli ordini di fucilare i commando nemici catturati o i prigionieri di origine ebraica. Lo stesso Rommel, riferendosi agli scontri in Africa, parlò di Krieg ohne Hass, guerra senza odio.

Il 23 novembre del 1941 a bordo del suo Mammut visitò un ospedale da campo nel quale si affollavano alla rinfusa feriti tedeschi ed inglesi. L’ufficiale che l’accompagnava all’interno dell’ospedale era inglese (e probabilmente l’aveva scambiato per un ufficiale polacco), i feriti tedeschi si comportavano in modo strano, posò quindi lo sguardo sui militari di guardia dell’ospedale: resosi conto che l’ospedale era ancora in mano agli inglesi mormorò ai suoi uomini: «penso che faremmo meglio ad andarcene». Fece così in tempo a saltare sul suo Mammut, dal quale si compiacque di rispondere al saluto militare di un soldato britannico.

Dopo il fallito complotto del 20 luglio contro Adolf Hitler, vennero sospettate le connessioni di Rommel con i cospiratori. Bormann era sicuro del coinvolgimento di Rommel, Goebbels non lo era affatto. La vera estensione della conoscenza del complotto da parte di Rommel non è ancora chiara. A causa della popolarità di Rommel tra il popolo tedesco, Hitler gli diede la possibilità di suicidarsi con il cianuro o di affrontare la corte marziale per alto tradimento e la condanna a morte senza nessuna garanzia per il futuro della sua famiglia. Rommel pose termine alla sua vita il 14 ottobre 1944, e venne seppellito con pieni onori militari dopo un grandioso funerale di stato.

Rommel è attualmente tumulato nel cimitero di Herrlingen.

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