ROMA – Europa, resa dei conti. Mercoledì il vertice dei ministri finanziari. Cioè i governi d’Europa. I governi, non la Commissione. I governi eletti dagli elettorati appunto. Non quelli che Salvini e Di Maio chiamano gli ottusi burocrati, ma quelli che sono al governo per volontà popolare. Proprio come Salvini e Di Maio in Italia. I governi, cioè i paesi e, per dirla alla Salvini-Di Maio, i popoli.
Bene, di questi governi che sono 18, governi che Salvini-Di Maio definiscono liberisti e decadenti e anche sovranisti ed emergenti, quanti hanno appoggiato e appoggeranno la politica economica suggerita e scelta da Salvini, Di Maio, Conte e Tria? Quanti governi d’Europa, governi di ogni tipo, vedono nella Manovra economica del governo di Roma una traccia da seguire, una nuova strada? Quanti fanno sponda o sono almeno neutrali? Nessuno. Zero.
Non c’è un solo governo dell’area euro che ritenga davvero espansiva la politica economica del governo di Roma. Non c’è un solo governo europeo, dell’area euro che ritenga la politica economica del governo di Roma altro che di spesa sostanzialmente improduttiva e sostanzialmente assistenziale. Quanti nell’area euro stanno perciò con l’Italia in materia di politica economica? Zero. Zero governi con l’Italia. Diciotto contro. All’unanimità.
Sono contro, i più contro di tutti, i governi espressioni di elezioni con abbondanti tratti sovranisti: l’Austria, l’Olanda, la Finlandia. Quelli che nel racconto di Di Maio e Salvini dovrebbero dopo le elezioni di maggio rovesciare come un calzino la Ue sono i primi e i più duri contro la politica economica italiana. Politica che interpretano come volontà dell’Italia di far debito anche sulle spalle e a rischio dei loro contribuenti, dei loro elettorati, del loro popolo.
Diciotto a zero, non era mai successo. Altri paesi prima dell’Italia avevano sforato i parametri europei appunto. Ma sempre avevano trovato alleati tra gli altri 18 governi. Infatti funziona così: se la Commissione Ue rileva infrazioni ai patti e rischi per la Unione, allora propone procedure ed eventuali sanzioni. Ma può essere bloccata dai governi della Ue. Stavolta sono i governi della Ue a spingere sulla Commissione perché apra procedura infrazione per debito contro l’Italia. Non sono i burocrati di Bruxelles come raccontano Salvini e Di Maio e pure un sacco di tv un sacco ignoranti. Sono gli eletti dal popolo, i governi, i popoli di Helsinki, Vienna, Varsavia, Parigi, Berlino, Madrid, Lisbona…Sono i governi, tutti i governi dell’area euro a non essere convinti, anzi ad a sentirsi minacciati da quella che Di Maio e Salvini chiamano Manovra del Popolo italiano.
I meno duri verso l’Italia sono proprio Macron e Merkel che invece Salvini e Di Maio hanno eletto a nemici dichiarati e principali. E’ dal Nord Europa che arriva la tentazione e la spinta: molliamola l’Italia. Senza l’Italia si può più facilmente fare l’Unione bancaria. Perché, per farla l’unione bancaria, occorre fidarsi. E dell’Italia che fa debito su debito ti puoi fidare? Meno duri di certo Macron e Merkel più consapevoli dell’importanza italiana. Eppure anche loro già da dicembre qualcosa di concreto proporranno: fondi pubblici di investimento europei per investire appunto in Europa.
Ma fondi che ovviamente andranno a chi sta nelle regole o almeno ne contratta le momentanee eccezioni. A chi delle regole dell’Europa si compiace di dire me ne frego, perché mai fondi europei? Perché poi investire in Italia cui cantieri e grandi opere, infrastrutture grandi e piccoli, dall’Alta Velocità ferroviaria agli inceneritori dei rifiuti, fanno schifo?
L’alta strategia condivisa da Salvini e Di Maio aveva ed ha come presupposti e pilastri
- L’Italia è troppo grande e importante per essere mollata dagli altri paesi europei
- Basterà fare la voce grossa e fregarsene di tutto e tutti. Si piegheranno, ci lasceranno fare
- La ipotizzabile avanzata sovranista nelle elezioni europee sarà anche l’avanzata del debito libera tutto paese per paese
- Per amore o per forza alla fine metteranno la loro firma sotto le nostre cambiali (pensioni a 62 anni, reddito cittadinanza, nazionalizzazioni…).
Presupposti e pilastri stanno sempre più rivelando la loro reale natura di illusioni. Il nazionalismo economico (il prima noi) se suscitato ed evocato, peggio se praticato, genere opposto e reciproco nazionalismo economico: gli elettorati e i governi sovranisti sono e saranno i primi a non voler sottoscrivere per mandare in pensione gli italiani prima del tempo o per mandare loro assegna di Stato a casa. L’Italia dei Salvini, Conte, Tria e Di Maio (con annessi Di Battista e Toninelli) non andrà a sbattere contro i burocrati di Bruxelles (lì si vince facile). L’Italia dei Salvini, Conte, Tria e Di Maio va a sbattere contro l’Europa delle nazioni, dei governi e contro gli elettorati di tutta Europa. Tanto più se questi elettorati dovessero orientarsi là dove sognano i Salvini, verso l’ognun per sé.
Quindi non si piegano e non si piegheranno. Non ci lasceranno fare. Tanto meno ci verranno dietro. E non ci puniranno con multe e sanzioni lente nel tempo. Lasceranno fare ai mercati, al mercato che deve comprare i nostri titoli di Stato. Non ci sosterranno e neanche ci salveranno con troike varie. Piuttosto che lasciarci fare o venirci dietro o salvarci imponendo regole che non sopportiamo, cominciano a preferire e far circolare l’idea, la tentazione di mollarci.
Se n’è accoro anche Paolo Savona, lo stratega del braccio di ferro con la Ue e con l’euro. Si è accorto che l’Italia impegnata nel braccio di ferro le stanno sfilando da sotto il tavolo su cui poggiare il gomito. Sono in grado di capirlo i Salvini e i Di Maio? Per ora è: quanti governi con l’Italia? Zero. Quanti contro? Diciotto. Un risultato che non dovrebbe essere difficile da interpretare.