Si attesta al 16% la debacle, annunciata, dei laburisti inglesi alle elezioni europee. Dal lentissimo spoglio delle schede emerge un voto fortemente “euroscettico”, con i Tory primo partito al 27%, il Labour al terzo posto dietro all’Ukip (UK Independent Party) che arriva al 17%. I liberali si piazzano al 14%, i verdi al 9 % e il Bnp al 6%. Una vera e propria umiliazione per il partito del premier Gordon Brown, come riporta il quotidiano vicino ai laburisti The Guardian: addirittura il suo risultato più basso dalla fine della Prima Guerra Mondiale, come del resto la stampa inglese aveva ampiamente pronosticato. Un leader fra i più critici nel Labour come Barry Sheerman aveva affermato ieri sera di essere pronto ad affrontare la sfida posta dal capogruppo alla Camera dei Comuni Nick Brown di “o rilanciare o crollare”.
Fonti di Downing Street sostengono che il voto riflette un sentimento anti-poliico, piuttosto che un sentimento anti-laburista, il che giustificherebbe il balzo in avanti degli euroscettici dell’Ukip. I dirigenti del partito di Governo hanno anche sottolineato come le elezioni europee abbiano una rilevanza limitata rispetto alle elezioni generali, in cui partiti minori sono molto meno avvantaggiati. Tuttavia sarà un assemblea dei parlamentari laburisti a decidere se procedere a una successione all’attuale premier.
Un risultato orrendo e politicamente un disastro. Così il leader dei ribelli Sheerman ha definito l’esito del voto in Regno Unito; proprio Sheerman sfiderà la leadership del partito invocando presto un voto segreto in seno al partito. Difficile, anche per la stampa britannica, non considerare nel tonfo laburista, e nel conseguente avanzare di conservatori ed euroscettici, il peso dello scandalo dei rimborsi spese gonfiati. Inoltre l’estrema destra xenofoba del British National Party ha conquistato il suo primo seggio a Strasburgo.