Fake News, a Londra va a processo Boris Johnson per le bugie su Brexit

Fake News, a Londra va a processo Boris Johnson per le bugie su Brexit
Fake News, a Londra va a processo Boris Johnson per le bugie su Brexit

ROMA – Fake news e Brexit. Un giudice a Londra non le nomina ma manda alla sbarra Boris Johnson, candidato primo ministro. Durante la campagna per Brexit, affermò, e ne fece uno slogan, che i 350 milioni di sterline che la Gran Bretagna versa ogni settimana all’Unione europea potranno essere utilizzati per migliorare il servizio sanitario nazionale, cosa assolutamente falsa. La decisione della giudice inglese è un bel monito per i politici italiani. Alla fine qualcuno anche in Italia finirà per smascherare le loro bugie e trascinarli in Tribunale.

Al centro del delicato e finora unico caso è finito Boris Johnson fra i protagonisti della campagna che ha fatto vincere Brexit al referendum, che è stato determinante nella caduta di Theresa May dalla poltrona di primo ministro e che ora aspira a prenderne il posto.

Boris Johnson è stato convocato in tribunale dal giudice, per rispondere dell’accusa di condotta scorretta in un ruolo pubblico a causa di alcune dichiarazioni durante la campagna prima del referendum sulla Brexit. Secondo la denuncia sporta dagli avvocati di Marcus Ball, uomo d’affari di 29 anni, il candidato alla leadership Tory avrebbe “detto menzogne” quando affermò che il Regno Unito inviava 350 milioni di sterline alla settimana a Bruxelles che avrebbero potuto essere spese per il servizio sanitario nazionale.

Gli avvocati di Ball, hanno sostenuto che Johnson mentre svolgeva il ruolo di deputato e sindaco di Londra, e poi di nuovo nelle elezioni del 2017, “sapeva che era falso”. Nel 2016, Ball ha avviato la campagna “Brexit Justice”, dopo aver accusato Johnson di “abusare della fiducia del pubblico” per i suoi commenti. Tramite il crowfunding ha raccolto più di 370.000 sterline per finanziare l’accusa e ha esposto il caso davanti a un giudice la scorsa settimana. 
Johnson, che è attualmente il favorito tra gli 11 candidati Tory, ha sostenuto che il caso dovrebbe essere respinto e ha parlato di “acrobazia politica”.

Non è stata fissata alcuna data per un’udienza ma con un nuovo leader Tory che dovrebbe essere operativo entro la fine di luglio, la convocazione solleverebbe una questione controversa a livello politico: Johnson che appare in tribunale mentre potrebbe ricoprire il ruolo di Primo Ministro. La corsa alla leadership Tory vede un ampio numero di candidati poi ridotti a due con il voto dei parlamentari. I due si sfidano successivamente attraverso il voto di migliaia di membri di partito.

Mentre Johnson ha subito parlato di giustizia a orologeria, il giudice Margot Coleman, ha riassunto il caso contro Johnson: “Il convenuto aveva due cariche pubbliche. Deputato al Parlamento e sindaco di Londra. L’accusa si concentra su due periodi”. “Il primo è quello compreso tra il 21 febbraio 2016 e il 23 giugno 2016: la data anteriore è quella in cui Johnson ha annunciato la decisione di votare per uscire dall’Unione europea e la data successiva è quella del referendum”.

“Durante entrambi i periodi di tempo, l’imputato ha ripetutamente mentito e ingannato il pubblico britannico riguardo al costo dell’adesione all’UE, affermando che il costo dell’adesione all’UE era di 350 milioni di sterline alla settimana”. In quel momento “agiva da ufficiale pubblico e utilizzava le piattaforme e le opportunità offerte a lui in virtù della carica pubblica”. Johnson fino all’8 maggio 2016 è stato sindaco di Londra.

“Il secondo periodo è quello compreso tra il 18 aprile 2017 e il 3 maggio 2017, la prima data è quella in cui sono state annunciate le elezioni del 2017 fino alla data in cui il Parlamento è stato sciolto”. Johnson era deputato al Parlamento e “sapeva che questi commenti erano falsi o fuorvianti in quanto in altre occasioni aveva utilizzato cifre precise e mostrato una chiara comprensione di come quantificare la spesa del Regno Unito nei confronti dell’UE”.

“Mentire su una piattaforma nazionale e internazionale mina la fiducia del pubblico nella politica, mina l’integrità dei referendum pubblici e getta discredito sulle cariche pubbliche ricoperte dal convenuto”, la conclusione del giudice. (Fonte Daily Mail).

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