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Federica Mogherini, nomina vicina. Financial Times: “Ok dai leader europei”

di Warsamé Dini Casali |27 Agosto 2014 13:44

Federica Mogherini, nomina vicina. Financial Times: “Ok dai leader europei”

ROMA – Federica Mogherini, nomina vicina. Financial Times: “Ok dai leader europei”. Anche se le insidie del gioco diplomatico europeo non sono mai disinnescate sino all’ultimo (e memori di altre cocenti delusioni), crescono le quotazioni di Federica Mogherini come nuova Lady Pesc (il ministro degli Esteri dell’Unione).

Il governo italiano ne è convinto, tanto che il ministro Marianna Madia ha parlato apertamente di “grande ottimismo”, e il Financial Times dà i leader Ue per “pronti” a dare il loro via libera. Anche a Bruxelles fonti europee concordanti hanno evidenziato un orizzonte che pare sgombro da nubi: da una parte l’assenza di ostacoli politici maggiori, e dall’altra quella di contendenti credibili al posto di Catherine Ashton.

Le altre candidature presentate (la bulgara Georgieva e il polacco Sikorski) appaiono più strategiche che reali. Con pro e contro: perché se l’Italia verrà accontentata nella sua battaglia per la Mogherini, nel complesso gioco degli equilibri europei, fanno notare le fonti, dovrà poi cedere su altri fronti, dall’economia a dossier più specifici come il ‘made in’.

Nonostante il fallimento del vertice Ue di giugno, circola oggi una spiccata certezza che quello di sabato porterà i risultati sperati, con una decisione formale dei 28 sui nuovi presidente del Consiglio europeo e Alto rappresentante (Lady Pesc, appunto).

Non ci sarà invece nessuna decisione ufficiale sul futuro presidente dell’Eurogruppo né sulla formazione della Commissione, perché non rientrano tra le competenze del Consiglio (che in questi casi non propone ma approva). E’ evidente, però, come l’intero pacchetto nomine sarà sul tavolo, in quanto è solo nell’insieme del puzzle Ue – dall’assegnazione dei portafogli della Commissione passando per i top job – che le aspirazioni, gli interessi e i timori dei 28 potranno trovare risposta.

Per questo Van Rompuy tra domani e giovedì farà un giro di consultazioni telefoniche tra i leader, con l’obiettivo di arrivare venerdì a un quadro riassuntivo dei nodi e due o tre opzioni per un tandem di nomi. Dove se la Mogherini sembra in pole, più incertezza c’è sul nome del successore di Van Rompuy. Le variabili sono la famiglia politica, l’origine geografica (i Baltici e l’Est puntano i piedi) e il genere. Con un ulteriore quid: non deve scontentare Londra, che ha già subito lo schiaffo della nomina di Juncker a presidente della Commissione.

E proprio Cameron ha chiamato oggi il polacco Tusk, che aveva avuto in passato l’appoggio anche della Merkel. Ma se il posto andasse a un popolare (tra gli altri nominati il lettone Dombrovskis, l’irlandese Kenny, la lituana Grybauskaite), per i socialisti ci sarebbe un problema di sotto-rappresentanza dopo l’endorsement della Merkel allo spagnolo De Guindos (anche lui della famiglia del Ppe) per l’Eurogruppo. Ritorna in campo così la danese Thorning-Schmidt, socialista ma non troppo, amica di Londra, comunque del Nord, e soprattutto donna. Garantendo due top job a due donne, si spianerebbe anche la strada a Juncker che ha grosse difficoltà a trovarne per la sua squadra, dove lo spagnolo Miguel Canete, ex ministro dell’Agricoltura soprannominato il “Buttiglione spagnolo” per una gaffe sessista sulle donne, avrebbe ricevuto l’ok a farne parte.

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