Francia, scatta il divieto e il burqa diventa fuorilegge

foto Lapresse

PARIGI – In Francia scatta il divieto per veli islamici integrali, come il burqa o il niqab, che nascondano completamente il viso e l’identità delle donne.

Lunedì 11 aprile è il giorno dell’entrata in vigore della legge, la prima in Europa del suo genere, che fu promulgata il 12 ottobre scorso al termine di un iter travagliato.

Una legge che s’infila come un cuneo nel dibattito, in pieno fermento, sull’immigrazione, sul rapporto fra Islam e società occidentale, fra Islam e laicità dello stato, in un Paese dove vivono fra i 4 e i 6 milioni di persone di ”tradizione musulmana”, nella quadratura del cerchio fra libertà religiosa e libertà della donna.

Il tutto condito dalla polemica, nella quale l’iter della legge era partito due anni fa, sulla ”identita’ nazionale” lanciato allora dal presidente, Nicolas Sarkozy. E bersaglio dagli strali di Osama bin Laden, che lo scorso ottobre ne fece un pretesto per minacciare la Francia di attentati terroristici.

Il provvedimento, che si stima interessi all’incirca 2.000 donne, prevede multe fino a un massimo di 150 euro per le recalcitranti, che può accompagnarsi all’obbligo di un corso di cittadinanza francese. Ma le multe possono divenire estremamente salate per gli uomini che impongano il velo a una donna: fino a 30.000 euro, che raddoppiano a 60.000 euro con due anni di carcere se la donna è minorenne.

Certo, la legge non colpisce solo il velo islamico, ma proibisce nei luoghi pubblici (strade, piazze, parchi, strade o esercizi commerciali) di celare il volto con maschere, veli, passamontagna o caschi integrali. Ma nella circolare diramata il 3 marzo a ministri e prefetti, il premier, Francois Fillon, insisteva che lo spirito della legge deve ”riaffermare in modo solenne i valori della Repubblica e del vivere insieme”.

Secondo Fillon, ”nascondersi il viso…pone in uno stato di esclusione e di inferiorità incompatibile come i principi di libertà, uguaglianza e di dignità  umana affermati dalla Repubblica”. Principi ai quali forni’ una stampella anche il Consiglio francese di culto musulmano (Cfcm), l’organo della comunità islamica nazionale, secondo il quale il velo integrale ”corrisponde a una lettura estremista, fondamentalista del Corano e non corrisponde a un obbligo religioso”.

Il tutto prese l’avvio nel giugno 2009 dall’iniziativa di un deputato comunista della banlieue di Lione, AndréGerin, che chiese l’istituzione di una commissione parlamentare ad hoc, preoccupato per la diffusione sempre più diffusa del velo integrale. Pochi giorni dopo Sarkozy colse al volo il pungolo e lo trasformò in un maglio, dichiarando che il niqab e il burqa non sono ”benvenuti sul territorio della Republique”, che costituiscono un ”segno di asservimento”, non espressione di libertà religiosa.

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