Francia, Fillon grida al golpe. Ma per le elezioni il partito ha già pronto un “piano B”

PARIGI – Lo scandalo degli stipendi pagati ai familiari dal Parlamento francese travolge Francois Fillon, che grida al golpe istituzionale. Ma il partito ha già pronto il piano B con i primi nomi. Tra cui quello del candidato sconfitto alle primarie Alain Juppé. 

“Oggi siamo come l’orchestra del Titanic, stiamo affondando”, ha chiosato Georges Fenech, parlamentare dei Republicains di osservanza sarkozysta, invitando Fillon a ritirarsi. La pioggia di rivelazioni sugli stipendi pagati alla moglie Penelope e a due dei cinque figli non si ferma. Ma l’ex premier francese tiene duro: “Andrò fino in fondo e rimarrò candidato”.

Intanto l’edizione della Canard Enchainé con le rivelazioni sullo scandalo è andata esaurita. Il settimanale satirico, autore dei più clamorosi scoop della storia recente francese, aveva aumentato di 100mila copie la sua tiratura normale, rifornendo le edicole di 391mila esemplari, alle quali si aggiungono le 74mila riservate agli abbonati.

Eppure non tutti i record sono stati battuti, meno che mai quello assoluto del milione di copie andate a ruba nel maggio 1981 per lo scandalo Maurice Papon (ex ministro di Giscard d’Estaing che risultò coinvolto nella deportazione degli ebrei).

Ma il caso Fillon sta assumendo contorni da scontro istituzionale, mentre in qualche sondaggio il calo del candidato della destra si fa pesante, fino ad escluderlo per la prima volta dal ballottaggio contro Marine Le Pen. Ormai assediato da interrogatori, perquisizioni e nuove rivelazioni: di martedì quella dei due figli che, assunti anche loro come assistenti, hanno portato a casa 84mila euro, in aggiunta ai 900mila totali della mamma. Tutto a spese del Parlamento. Ma per Fillon, sbottato oggi di fronte ai suoi parlamentari, “siamo di fronte a un tentativo di colpo di stato istituzionale”, “dovremmo denunciarlo, basta stare sulla difensiva, perché viene fuori adesso? E’ un’operazione molto professionale, non viene da noi, come dicono in giro, viene dal potere”.

Chiamato in causa, l’Eliseo ha risposto in pochi minuti: “E’ un modo di fare che non è accettabile – ha tagliato corto il portavoce del governo, Stephane Le Foll, uscendo dal consiglio dei ministri settimanale dal presidente della Repubblica – l’unico potere è quello della giustizia”.

Ma l’unità, almeno di facciata, fin qui esibita dai Republicains, sta andando in frantumi. Fillon ha insistito anche stasera che andrà “fino in fondo” e resterà candidato. Fenech si è fatto portavoce di chi ormai ha voltato pagina, chiamando addirittura i vertici del partito “a convocare un consiglio nazionale straordinario per decidere chi deve condurre il progetto che aveva convinto i francesi quando Fillon lo aveva annunciato”.

E’ il piano B, di cui si mormora da giorni, ma che fino ad ora era vietato nominare. Philippe Gosselin, un altro parlamentare del partito di Fillon, avverte Alain Juppé, finalista alle primarie poi sconfitto al ballottaggio, di “tenersi pronto”. Sul web, poi, stanno sgomitando per farsi largo alcuni degli ipotetici sostituti di Fillon, dall’ex ministro Francois Baroin (risulta depositato il nome di dominio altamente sospetto Baroin2017.fr), ad altri notabili come Xavier Bertrand e Laurent Wauquiez.

“Quindici giorni – ha detto oggi Fillon rivolto ai suoi – vi chiedo soltanto di resistere 15 giorni, il tempo per chiudere l’indagine preliminare, poi tirerete voi le conclusioni”. Citato dai media francesi, un membro attivo della campagna elettorale di Fillon avrebbe commentato sconsolato: “Sappiamo tutti che se gli diamo 15 giorni cadremo tutti insieme a lui…”.

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