ROMA – “Oggi la Francia è chiusa”. Treni, metropolitane, autobus, scuole pubbliche, ospedali, raccolta dei rifiuti: milioni di dipendenti del settore pubblico e privato sono chiamati ad incrociare le braccia contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron. Mentre sono quasi 250 i cortei e le manifestazioni organizzate in tutto il Paese.
Un ‘giovedì nero’, come dicono i media d’Oltralpe, che potrebbero protrarsi anche nei prossimi giorni o settimane. A Parigi, dove si temono black block e “gilet gialli radicalizzati” – secondo l’espressione del ministro dell’Interno, Christophe Castaner – per sorvegliare il corteo pacifico dei lavoratori in programma dalle 13 sono stati schierati 6.000 agenti.
Età pensionabile e contributivo, la riforma Macron
La riforma Macron punta a snellire il complicato sistema pensionistico francese a partire dai 42 regimi diversi (solo quelli di Sncf, le ferrovie, sono una decina). Significa un taglio netto a privilegi e disparità. Ma è sull’innalzamento dell’età pensionabile (oggi a 62 anni) e sulla virata verso il contributivo che la piazza intende far cambiar idea al premier. In media i pensionati francesi ricevono il 61% del loro stipendio finale, cifra paragonabile a quella percepita in Italia ma molto rara altrove. Lo stato francese destina una quota del 14% del suo Pil per la spesa pensionistica, due punti in meno dell’Italia.
Sciopera anche la Tour Eiffel
Nel Paese che funziona a rilento, con tante attività a singhiozzo oppure sospese, ha chiuso i battenti anche la Tour Eiffel. In una nota, la società Sete che gestisce la Dama di Ferro annuncia che oggi il personale non è “abbastanza numeroso per aprire il monumento in condizioni di sicurezza e di accoglienza ottimali per il pubblico”. La Sete precisa tuttavia che il piazzale sotto alla Torre resta accessibile gratuitamente. Si ignora, invece, se resterà chiuso anche domani.
Francia 1995, due milioni in piazza, riforma ritirata
Sulla riforma previdenziale, una delle principali promessa, Macron si gioca il resto del suo quinquennato. Alcuni temono una ripetizione dei grandi scioperi del 1995, quando il Paese restò paralizzato per tre settimane, fino a Natale, con 2 milioni di lavoratori in piazza e un mesto dietro-front da parte del governo, con successive dimissioni dell’allora premier Alain Juppé e scioglimento del Parlamento. La giornata si annuncia pesantissima, a cominciare dal fronte dei trasporti. Dalle prime cifre, il movimento di protesta avrà un forte seguito e la percentuale media degli annullamenti di treni è del 90%. (fonte Ansa)