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Francia, varato il “Fillon 3”. Sarkozy si prepara al 2012, battaglia con Strauss Kahn?

di Emiliano Condò |15 Novembre 2010 20:48

Il primo ministro francese Francois Fillon

”Tutto cambi se vogliamo che nulla cambi”: il direttore Eric Fottorino scomoda il Gattopardo in prima pagina del suo Le Monde per spiegare che, dopo il rimpasto di governo in Francia,  il Fillon 3 è come il Fillon 2 e che i grandi cambiamenti che ci si aspettavano sono poca cosa. Tutti concordano, però, che la compagine di governo si sia ristretta e compattata intorno al capo dell’Eliseo. Combattenti Ump in assetto di guerra per la battaglia delle presidenziali 2012, con il “nemico” Dominique Strauss-Kahn che si materializza all’orizzonte.

Fuori Bernard Kouchner e con lui i ministri e le ministre dell”’ouverture”, fuori i centristi: sono i pretoriani neogollisti e fedelissimi al presidente ad essere rimasti in piedi dopo il rimpasto, che ha spazzato via 7 ministri su 38. Ma è stata, quella di Sarkozy, una scelta oppure una via obbligata? Fino all’ultimo, fino all’ora di pranzo di domenica 14 novembre, si è tentato di tener dentro la squadra Jean-Louis Borloo, l’aspirante premier che fino a un paio di settimane fa era sicuro di succedere a Francois Fillon ma che è stato sacrificato perché dava meno garanzie del rivale, oltre ad essere nettamente meno popolare.

Dalla sua aveva il fatto di essere uno dei leader centristi superstiti e quindi in grado di garantire preziose alleanze al momento del confronto elettorale fra 18 mesi. Invece ha sbattuto la porta e se n’è andato insieme con l’altro centrista, Hervè Morin, lasciando il governo tutto sbilanciato a destra. Fillon, questo è certo, non sopportava Borloo e non faceva ormai nulla per nasconderlo. Ma l’abilità del primo ministro è stata più quella di rendersi giorno dopo giorno indispensabile a Sarkozy, per il suo fare discreto al contrario del presidente ma egualmente onnipresente, per la popolarità superiore a quella del capo dello Stato e la superiore credibilità che si è saputo conquistare.

Quindi Sarkozy ha fatto di necessità virtù: l’apertura alle personalità dell’opposizione e della società civile va bene per l’inizio del mandato, ora è tempo di serrare i ranghi e non perdersi più nella cura dell’immagine. ”È un governo di chiusura – ha criticato la socialista Segolene Royal – che non tiene conto di quello che hanno detto i francesi e dal quale non ci si attende nulla”. Secondo lei è ora la sinistra ”a dover tendere la mano ai centristi” e non è escluso che qualcosa si muova nei prossimi giorni.

Martedì sera, Sarkozy tornerà dopo la lunga estate di scandali e veleni in tv, per parlare in diretta con i francesi e spiegherà i motivi che lo hanno spinto a confermare Fillon e a tagliare centristi e ministri ”stranieri”. Intanto, qualcosa si muove anche a sinistra, dopo mesi di attesa di un candidato invincibile, stando ai sondaggi, ma fantasma: il direttore del Fondo monetario internazionale e leader socialista Dominique Strauss-Kahn. È l’interessato ad essersi finalmente fatto vivo dai microfoni di France Inter, per svelare che i sondaggi entusiasti dei francesi nei suoi confronti lo hanno ”colpito”. Ma poi solleva il dubbio: ”Saranno entusiasti della mia persona o del ruolo prestigioso dell’istituzione che dirigo?”. Ancora poche certezze, quindi, ma almeno qualche timido segnale di ricezione arriva anche dalla gauche.

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