Frattini contro Francia e Germania: l'Europa non è loro

LUSSEMBURGO, 10 OTT – Basta con l'asse franco-tedesco perche' ''una situazione globale non si risolve con assi bilaterali'' e basta con ritardi e rinvii, perche' possono condurre al fallimento della Grecia con effetti devastanti per tutta la Ue. Da Lussemburgo, il capo della diplomazia italiana Franco Frattini alza la voce contro l'asse Merkel-Sarkozy, rilanciato ieri dal vertice di Berlino, perche' fa e disfa senza troppi riguardi per i partner e con esiti incerti, scatenando le reazioni dei francesi e dei tedeschi. Piu' conciliante quella di Parigi, che si limita ad affermare che non esiste alcun Direttorio; piu' velenosa quella di Berlino che sottolinea la grandezza delle due economie per giustificare un ruolo maggiore nello scenario delle misure anti-crisi.

Al centro della polemica, una questione non nuova: chi decide nella Ue? La crisi del debito sovrano rischia cosi' di avere un primo effetto domino mettendo a dura prova l'unita' politica e le relazioni diplomatiche nella Ue. ''Francamente, di tutto l'incontro di ieri non siamo riusciti a comprendere quale sia stato il succo: non c'era un'agenda dichiarata, ma non sappiamo neanche se c'era un'agenda sostanziale'', ha martellato Frattini. ''Sarebbe molto meglio rilanciare un metodo realmente comunitario, che faccia sedere tutti i Paesi membri intorno al tavolo del Consiglio senza perdere tutto questo tempo, rischiando di far fallire la Grecia'', ha ammonito il titolare della Farnesina.

Da parte francese, sono giunte rassicurazioni. ''La Francia e la Germania non hanno nessuna vocazione ad essere il Direttorio della Ue e non agiscono contro gli altri Stati membri'': hanno dichiarano fonti diplomatiche francesi all'ANSA. ''Noi discutiamo con i nostri amici tedeschi le soluzioni che ci sembrano piu' opportune, ma non imponiamo agli altri le soluzioni a due'', hanno precisato le fonti.

Piu' netta la reazione giunta da Berlino: ''Germania e Francia sono le economie nazionali piu' grandi dell'Eurozona. E hanno una responsabilita' particolare per il futuro dell'Europa e della moneta unica'', ha detto una fonte del ministero degli Esteri tedesco. ''Tedeschi e francesi per questo motivo portano avanti un dialogo stretto sul futuro assetto dell'eurozona. Questo dialogo non esclude nessuno'', ha continuato la fonte. ''Le decisioni importanti sul percorso da seguire saranno prese dopo, col consenso di tutti i partner europei e naturalmente anche assieme ai nostri partner in Italia''.

Mentre Frattini dava voce alla frustrazione italiana, il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy – la cui nomina e' stata fortemente voluta da Merkel e Sarkozy – annunciava da Bruxelles il rinvio del Vertice Ue che dovra' finalizzare la risposta per salvare Grecia ed euro: si terra' il 23 anziche' il 17 e il 18 ottobre. E' la prima volta che un summit dei 27 viene rinviato. E che il rinvio sia stato annunciato il giorno dopo l'incontro di Berlino, non e' una semplice coincidenza.

''Ci serve piu' tempo per finalizzare la strategia complessiva sulla crisi del debito sovrano nell'Eurozona'', ha spiegato van Rompuy. In particolare, ''sono necessari ulteriori elementi per risolvere il caso Grecia, la ricapitalizzazione delle banche e l'aumentata efficienza del meccanismo di stabilizzazione Efsf (il fondo salva Stati)'', ha precisato il presidente del Consiglio.

Al termine dell'incontro di ieri, Merkel e Sarkozy avevano annunciato, tra l'altro, un nuovo piano per fronteggiare la crisi greca e per la ricapitalizzazione delle banche dell'Eurozona in arrivo per la fine del mese.

L'insofferenza verso la riproposizione del Direttorio franco-tedesco si aggiunge alle recenti proteste della Polonia e altri sei paesi dell'est che si sentono esclusi dalle decisioni piu' importanti, che vengono prese nel club dei 17 paesi che condividono la moneta unica. Mentre dietro le quinte, si fa piu' accesa la polemica tra Consiglio e Commissione sull'idea di un ''mister euro'' sponsorizzata da Merkel e Sarkozy e promossa da van Rompuy. Un'ipotesi che rischia di togliere poteri all'esecutivo europeo, che e' garante di tutti i 27 stati membri, a favore di un approccio intergovernativo, dove a farla da padrone sarebbero ancora una volta i paesi piu' potenti.

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