Germania. La “Big Brother” è incostituzionale, la legge antiterrorismo è da rifare

La ‘Big Brother’ è tutta da rifare. La controversa legge antiterrorismo tedesca che di fatto dava alle autorità la licenza di spiare e memorizzare tutte le comunicazioni elettroniche dei cittadini è stata bocciata dalla Corte costituzionale, ordinando al governo di cancellare immediatamente tutti i dati immagazzinati finora.

Per i conservatori della cancelliera Angela Merkel (Cdu) si tratta di una dura sconfitta, che potrebbe alimentare le tensioni all’interno della nuova coalizione. La legge, infatti, voluta soprattutto dalla Cdu, era stata varata nel 2008 dalla Grande Coalizione dell’esecutivo Merkel 1, mentre i liberali della Fdp – alleati dell’Unione nel nuovo governo – si erano subito alleati dell’Unione nel nuovo governo – si erano subito opposti.

E insieme a loro, si erano opposti circa 35mila cittadini – tra medici, avvocati, giornalisti e politici dell’opposizione (Verdi) – che avevano promosso la più grande class-action mai vista in Germania. La legge ‘Big Brother’ impone l’obbligo di archiviare per sei mesi tutti i dati relativi alle comunicazioni (telefoniche e via Internet) nel Paese come misura preventiva contro la minaccia del terrorismo. Informazioni, queste, a cui le autorità possono accedere in caso di necessità.

La Corte ha stabilito che la legge va ben oltre i requisiti della corrispondente direttiva Ue ed è incostituzionale. Per questo, non solo le autorità dovranno cancellare subito tutte le informazioni in loro possesso, ma dovranno rivederla profondamente. La memorizzazione dei dati, hanno concluso i giudici di Karlsruhe, potrebbe causare nei cittadini «una minacciosa sensazione di essere sotto osservazione», che a sua volta potrebbe incidere sulla «percezione senza pregiudizi dei diritti fondamentali della persona in molte aree».

Alla luce del verdetto, i conservatori hanno già sottolineato la necessità di nuove regole in questo settore, ma secondo la ministra della Giustizia, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, che si era unita alla class-action – non c’é fretta. Una posizione, questa, che potrebbe inasprire ulteriormente i rapporti tra i due partiti di coalizione. «Adesso non è il momento di prendere decisioni improvvise», ha commentato la ministra: «Adesso è il momento di non dire più ‘no’ – ha aggiunto -. Piuttosto, adesso è il momento di fare una legislazione intelligente».

Da parte sua, il leader della Fdp e vice cancelliere, Guido Westerwelle, ha definito il verdetto una «vittoria eccellente». E hanno esultato anche i Verdi, secondo cui la decisione è stata uno “schiaffo ai legislatori”, che hanno calpestato la costituzione. Mentre la Cdu pensa alle prossime mosse, il ministro dell’Interno, Thomas de Maiziere (Cdu), non ha potuto che riconoscere la sconfitta. «Oggi avrei voluto un giudizio diverso», ha ammesso. «Pensavo che la legge fosse giusta – gli ha fatto eco l’esponente della Cdu, Peter Altmaier -. Rispetterò la decisione, ma non sono contento».

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