ROMA – Germania molla il carbone. E non è un progetto, un piano per il futuro. Germania molla il carbone da subito. La prima centrale alimentata a carbone da chiudere sarà chiusa nell’anno 2020, questo anno. Non l’anno del poi che diventa l’anno del mai come spesso accade nei programmi green dei governi. No, la prima centrale a carbone delle 143 da chiudere in Germania. La Germania del governo cristiano-democratico della Merkel in coalizione con i socialdemocratici della Spd la chiude nei prossimi mesi.
Non sono chiacchiere, la Germania, il suo governo ci mette, mette sul piatto 40 miliardi di euro. Il governo tedesco sa che chiudere impianti inquinanti non è una festa dove si entra gratis. I tedeschi non si raccontano la balla che va tanto di moda in Italia secondo la quale non ci sono costi, anzi la riconversione verde delle fonti di energia porterà solo soldi aggiuntivi e nessuna spesa (gli italiani probabilmente pensano così perché pensano alla loro diffusa esperienza, quella per cui fonti di energia rinnovabili equivale a catturare soldi dei fondi europei…prima si incassa, poi si vede).
I tedeschi sono tedeschi e fanno sul serio e quindi stanziano miliardi di euro per risarcire gli operatori (le aziende) del carbone e per garantire salario e pensione ai lavoratori del settore carbonifero. Governo e Lander (Regioni) dove sono le centrali a carbone non hanno messo in piedi la sceneggiata tipica in Italia (le Regioni: non toglieteci la centrale, è…incostituzionale!), Governo e Lander tedeschi procedono d’accordo dopo aver esaminato e studiato. E soprattutto deciso. Mollare il carbone come fonte energetica e, almeno in Germania, quando è deciso è deciso.
Quindi la prima centrale si chiude nel 2020, quest’anno. E tutte le altre entro il 2035. Operazione che costa al cittadino-contribuente tedesco 40 miliardi di euro. Non proprio bruscolini. Provate a dire alla pubblica opinione italiana che occorrono e vanno tirati fuori decine di miliardi di euro non per sovvenzioni di categoria o protezioni di, chiamiamoli, territori sociali ma per chiudere, qui e subito, impianti inquinanti. Provate e vedete l’effetto che fa. La pubblica opinione italiana (anche e soprattutto nella forma di elettorato) è favorevolissima, anzi entusiasta di contribuire a fermare il cambiamento climatico, il climate change preoccupa il cittadino medio italiano e questi è quindi pronto a dare il suo assenso, il suo Sì. A qualunque cosa non gli costi un euro e gli salvi il pianeta purché gratis (unica altra opzione al gratis è che paghi qualcun altro).