LONDRA – Sajid Javid, il ministro dell’Interno del partito Conservatore, è uscito allo scoperto e ha dichiarato che appoggerà Boris Johnson a prossimo primo ministro britannico.
In questo modo, Javid si posiziona come potenziale candidato a ministro delle Finanze e, dunque, cancelliere dello scacchiere, la seconda carica più importante, con l’impegno di “accelerare” i preparativi per il No Deal così da far scattare la Brexit. Javid, a tal proposito, ha dichiarato: “Se non facciamo in modo che la scadenza del 31 ottobre sia rispettata sarà in gioco la fiducia nella nostra democrazia”.
L‘approvazione di Javid è arrivata dopo che Philip Hammond, l’attuale Cancelliere, privatamente avrebbe affermato che i piani No Deal di Johnson avrebbero paralizzato l’economia e “fatto crollare la sterlina”. Frasi precedentemente espresse dai Tory per attaccare i laburisti sui danni che la politica economica di Jeremy Corbyn e John McDonnell avrebbero causato al paese.
Ci sono stati molti candidati legati al Team Johnson ma Javid è il favorito. Il suo serio approccio alla politica, a Westminster è visto da molti come la combinazione ideale con l’approccio positivo ma talvolta caotico di Johnson. Quella di Javid, self made man è una bella storia di immigrazione e integrazione perfetta. Nato a Rochdale, nel Lancashire, uno dei cinque figli di genitori immigrati musulmani pakistani, suo padre era autista di autobus e la madre non parlava inglese, essendo cresciuta in un villaggio pakistano dove le ragazze non frequentavano la scuola.
La famiglia si era poi trasferita dal Lancashire a Stapleton Road, Bristol, e aveva rilevato un negozio. Appassionato fin da adolescente di mercati finanziari, a 14 anni prese in prestito da una banca 500 sterline da investire in azioni e diventò un assiduo lettore del Financial Times.
Vittima di bullismo, a scuola lo chiamavano Paki, aveva subito degli abusi da parte di “skinhead della National Front”. Subito dopo la nomina a ministro dell’Interno aveva dichiarato:” Uno dei miei principali obiettivi sarà quello di attuare una politica dell’immigrazione equa, che tratti la gente con rispetto e con decenza”.