Grecia, approvati nuovi tagli per 13,5 mld. Guerriglia per le strade di Atene

Atene, scontri in piazza Syntagma. Il Parlamento approva i nuovi tagli per 13,5 mld

ATENE – Dopo una giornata al cardiopalma, il premier greco Antonis Samaras può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Con 153 voti a favore il Parlamento ellenico ha approvato poco dopo la mezzanotte locale l’atteso pacchetto di misure di austerità considerato dalla troika (Ue, Bce e Fmi) indispensabile per concedere alla Grecia un’altra tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro e salvare il Paese dal fallimento. La guerriglia urbana di mercoledì tra manifestanti e polizia e una settimana di scioperi in tutti i settori che hanno paralizzato il paese non hanno fermato il Parlamento che ancora una volta si rimette alla volontà dei suoi creditori internazionali.

Come previsto, il pacchetto di nuovi tagli per 13,5 miliardi è passato con per un pugno di voti: appena due in più dei 151 necessari. I voti contrari sono stati 128 e gli astenuti 18. In aula erano presenti 299 deputati. Un voto sofferto e contestato anche dal minore dei tre partiti della coalizione, Sinistra Democratica (Di.Mar) di Fotis Kouvelis, i cui deputati erano presenti in aula ma non hanno votato. Sospiro di sollievo per l’Europa ma ancora lacrime e sangue per il popolo greco arrivato al quinto anno consecutivo di recessione e con una disoccupazione al 25%.

Nel secondo giorno di sciopero generale si sono viste ancora una volta scene di guerriglia urbana. La polizia è intervenuta in piazza Syntagma e ha usato lacrimogeni per disperdere i manifestanti che avevano lanciato bombe molotov e pietre verso la sede del Parlamento.

Il pacchetto, che rappresenta la nuova Finanziaria greca di medio termine (2013-2016), abolisce tutti i bonus extra per pensionati e dipendenti statali, introduce nuovi tagli sino al 25% alle pensioni e allo stesso tempo riduce fino al 27% i cosiddetti “stipendi speciali” di polizia, magistratura, forze armate, personale medico degli ospedali statali, docenti universitari, diplomatici. Mentre apre la via al licenziamento di 2.000 statali e all’abolizione della previdenza sociale fornita dallo Stato, sostituita da indennità collegate al reddito.

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