Grecia, Samaras molla. Ora tocca a Tsipras. Atene verso nuove elezioni?

Antonis Samaras (Foto LaPresse)

ATENE – Neppure le elezioni hanno dato una tregua alla Grecia: il leader di Nea Dimokratia, Antonis Samaras, non è riuscito a trovare, oltre al Pasok, partiti con cui allearsi per raggiungere la maggioranza in Parlamento 151 seggi), e così ha rimesso il mandato al presidente Karolos Papoulias. Nessun partito favorevole alla politica di austerity è forte abbastanza per governare il Paese.

Il risultato elettorale aveva bocciato i due maggiori partiti del Paese, la Nea Dimokratia di centro-destra e il Pasok di centro-sinistra, che hanno preso rispettivamente il 18,8% dei consensi (108 seggi su 300) e il 13,18% (41 seggi). Per la prima volta in Parlamento arriva il partito xenofobo di estrema destra Alba d’Oro.

Ora per legge l’incarico passa al leader del secondo partito, Alexis Tsipras, di Syriza, sinistra radicale, che ha ottenuto il 16,76% dei voti (52 seggi). Sarà lui che l’8 maggio riceverà l’incarico ufficiale dal presidente della Repubblica. Quindi avrà tre giorni per completare le consultazioni.

Tspiras vuole formare una coalizione di partiti contrari al prestito internazionale. Avrà altri tre giorni per cercare di trovare alleati con cui governare. Se fallirà sarà possibile un terzo tentativo affidato al Pasok. Ma se anche in questo caso non si raggiungerà alcun accordo il presidente dovrà indire nuove elezioni, che si terranno probabilmente a giugno.

Su Atene sono puntati gli occhi di tutta l‘Europa. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito che “è di fondamentale importanza che la Grecia prosegua nel cammino delle riforme all’indomani del risultato delle elezioni che ha penalizzato i partiti favorevoli al piano di austerità. Naturalmente è fondamentale che la Grecia prosegua nei programmi di riforma” già concordati.

In precedenza, il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, aveva riaffermato che la Germania, “a prescindere dalla composizione del governo greco, continuerà a sostenere la Grecia nell’attuazione delle misure” concordate in sede Ue e la disponibilità del governo tedesco a “cooperare con tutte le componenti democratiche del nuovo esecutivo greco”. Lo stesso Seibert aveva rimarcato come i patti già conclusi nel quadro europeo “restino il percorso migliore per la Grecia”, politiche “formate da un lato da una forte solidarietà europea e dall’altro da sforzi immensi da parte greca” che dovranno permettere “nel lungo termine di riportare competitività, così come la stabilità finanziaria, al Paese”.

La Commissione europea ha esortato tutti i partiti greci a “lavorare in spirito di responsabilità, ha detto la portavoce dell’esecutivo Ue, Pia Ahrenkilde”. “Adesso sta a loro formare un governo con una maggioranza stabile. E noi speriamo che questo avvenga rapidamente”. La Commissione, ha assicurato la portavoce, “resta pronta a continuare ad assistere la Grecia con le riforme, nel quadro del secondo programma di aggiustamento economico che costituisce la base di una ripresa economica con una crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro”. La Commissione, infine, “spera e si aspetta che il futuro governo greco rispetterà gli impegni presi dalla Grecia” nel quadro dei programmi di aggiustamento dei conti pubblici stabiliti assieme ai partner europei.

Sulla linea europeista si conferma l’ex premier George Papandreou, che in un’intervista alla Stampa ha detto: “Serve un New Deal per l’Europa, altrimenti sarà la fine. L’Europa del futuro o sarà solidale o non sarà”. Ricordando come già tre anni fa avesse chiesto a Bruxelles di coniugare la politica di austerità con la crescita e la creazione degli eurobond, Papandreou ha detto: “Bruxelles mi ha ignorato, e ora siamo al disastro”. In ogni caso per l’ex leader del Pasok il risultato delle urne greche non va letto come contrario o favorevole all’Europa, ma come “un voto pro o contro l’austerità, è un voto che riflette la sofferenza di un popolo per le dure misure”.

 

 

 

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