ROMA – Alexis Tsipras e la Grecia almeno in parte mollano. Mollano perché probabilmente alla fine chiederanno l’estensione del prestito. E lo faranno perché quei soldi servono disperatamente: senza, a marzo, non ce n’è neppure per pagare gli stipendi (tagliati) dei dipendenti pubblici. Men che meno per alzarli. Mollano però solo in parte: dicono sì al prestito ma, almeno per salvare la faccia, non all’intero programma di assistenza.
Sta di fatto che poco dopo le 19 di oggi 17 febbraio le agenzie battono la notizia che il governo greco sta “valutando” se chiedere un’estensione del prestito concesso dai partner europei
Ma cosa chiederà la Grecia? Secondo i media di Atene , il governo presenterà mercoledì a Bruxelles una richiesta di proroga di sei mesi dei finanziamenti in base al documento sottoposto lunedì al ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis dal commissario agli affari economici Pierre Moscovici. La proposta, sempre secondo i media, dovrà essere quindi esaminata dall’Eurogruppo e, qualora sarà ritenuta compatibile con le condizioni poste alla Grecia dall’Eurogruppo di lunedì (quello della rottura), venerdì verrà convocata un’altra riunione dello stesso organismo che dovrà decidere di conseguenza.
Che sia in parte un mollare lo fa capire proprio Tsipras. Quello che solo qualche ora prima delle indiscrezioni aveva detto: “Non firmiamo l’estensione del prestito neanche con una pistola puntata alla testa”. Qualcosa, evidentemente, è cambiata nelle ultime ore. C’è stata una telefonata tra lo stesso Tsipras e Matteo Renzi. Ma sarebbe probabilmente eccessivo e fuorviante dire che Renzi lo ha “convinto” a firmare.
Eppure dopo una giornata che sembrava portare la Grecia molto lontana dall’Europa arriva questa possibile svolta. Tutto dopo un martedì che sembrava interlocutorio con la Commissione Ue era tornata ad avvertire Atene spiegando che non esiste un piano “B”. A parlare era stato Margaritis Schinas: “Il piano “A” è che ci sia un accordo a 19 e questo è il solo piano sul tavolo”. Tsipras e Varoufakis avevano risposto picche e no a ultimatum.
L’agenzia Bloomberg scrive che già mercoledì si potrebbe chiudere la questione, con una estensione di sei mesi del programma attuale, quello che scade a fine febbraio.
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