Anche senza l’appoggio del Consiglio di Stato, il governo francese non fa nessuna marcia indietro: il velo integrale verrà bandito ovunque, dalle strade agli uffici, dai trasporti pubblici alle scuole. Il progetto di legge di un divieto assoluto di indossare il burqa o niqab oppone nuovamente il governo ai ‘Saggi’.
L’alta autorità giuridica, ancora chiamata in causa, ha ribadito che un tale divieto “non avrebbe alcun fondamento giuridico” e che sarebbe “esposto a forti incertezze costituzionali e convenzionali”. Ma il premier, Francois Fillon, assicura che il governo non si lascerà intimorire dal parere sfavorevole del Consiglio di Stato, che è solo consultivo: “Bisogna assumere i rischi giuridici delle nostre convizioni”.
Il burqa, secondo le anticipazioni del testo di legge che dovrebbe essere discusso in estate ma che mercoledì sarà in Consiglio dei ministri, offende la dignità della donna, va contro i valori della ‘Republique’ e l’ordine pubblico, disturba la quiete pubblica, ed è contrario alle disposizioni sulla sicurezza. Il governo vorrebbe che il divieto fosse già legge in autunno ma i ‘saggi’ lo ripetono: è difficile in questo caso appellarsi alla “dignità della donna” per trovare un fondamento al divieto generale.
Inoltre la restrizione delle libertà in nome della quiete pubblica “non avrebbe precedenti”. Per loro è quindi preferibile un divieto di dissimulazione del viso che resti circoscritto a “circostanze particolari di tempo e di luogo”. Girare per strada nudi non si può, allora perché ammettere questa libertà di andarci completamente coperti? E’ la provocazione del capogruppo del partito di maggioranza Ump, Jean-Francois Copé per il quale “la tesi del Consiglio di Stato è rispettabile ma contestabile”.
“Ci sono in Francia divieti generali e assoluti – spiega Copé – per esempio, non si può girare nudi per strada altrimenti si viene sanzionati”. Un altro parlamentare dell’Ump, Hervé Mariton, ha persino valutato l’ipotesi di “una riforma costituzionale” nel caso il progetto di legge contro il velo integrale fosse contrario alla Costituzione. Il Partito socialista è invece più propenso a un divieto del velo limitato ai trasporti e ai servizi pubblici e non è d’accordo con il veto generalizzato del governo.
“Vietarlo in modo generale e assoluto non sarebbe praticabile, rischierebbe di essere stigmatizzante e soprattutto di essere inefficace perché non verrebbe applicato”, ha detto il segretario nazionale del Ps, Martine Aubry. “Visto che abbiamo un Consiglio di Stato è meglio ascoltare i suoi consigli”, ha aggiunto Jean-Christophe Cambadelis (Ps), “stupito” che il governo persista.