Scozia, Regina: “Pensateci bene”. Grandi manager: “Se vince sì devastante declino”

Indipendenza Scozia: se vince Sì, per i grandi manager sarebbe "catastrofe economica"
La sterlina britannica

LONDRA – I presidenti delle 100 principali aziende quotate alla Borsa di Londra, se giovedì 18 settembre, giorno del referendum, la Scozia si dividerà dal Regno Unito, la nuova nazione che nascerebbe senza priva del controllo di Londra, sarebbe destinata ad un “devastante declino”. Il dato è confermato anche dai 17 miliardi di sterline di capitali che avrebbero abbandonato la Scozia, per essere reinvestiti a Londra.

Sulla questione, oggi  è intervenuta anche la regina Elisabetta. LA sovrana ha rotto il riserbo nel quale si era finora trincerata e ha invitato apertamente gli elettori a “riflettere con grande attenzione”.

Scrive Repubblica: 

“La regina Elisabetta rompe il riserbo nel quale si era finora trincerata e a pochi giorni dal referendum sull’indipendenza della Scozia invita gli elettori a “riflettere con grande attenzione” sul voto di giovedì. La sovrana ha parlato incontrando alcuni sudditi che la attendevano all’uscita della chiesa di Crathie, in Scozia, nei pressi del castello di Balmoral. Come riporta il Telegraph, si sarebbe trattato di una decisione non casuale. Secondo quanto hanno riferito le persone alle quali Elisabetta si è rivolta, la regina avrebbe detto, “avete un voto importante giovedì”, prima di aggiungere, “spero che tutti riflettano con molta attenzione sul referendum di questa settimana””.

I sondaggi intanto restano contrastati, ed a schierarsi per l’unità sono anche i giornali. In un editoriale dal titolo ‘La Gran Bretagna rende la Scozia grande’,  pubblicato oggi 14 settembre dal Sunday Times si legge che “l’indipendenza della Scozia sarebbe una completa tragedia“. Scrive il giornale britannico:

“L’unione ha sopravvissuto attraverso guerre e grandi diversità. E’ stata un faro per il mondo e una potente forza per il bene”.

Secondo il domenicale, in discussione

“c’è la fine di un Paese che ha ancora così tanto da offrire al mondo”.

Sono a rischio 300 anni di storia e qualsiasi cosa accadrà l’unione ne uscirà danneggiata, prosegue il giornale. Non vengono risparmiate le critiche ai leader dei partiti politici di Westminster, a partire dal premier David Cameron, che si sarebbero interessati troppo tardi del referendum scozzese.

“Tutti i tre leader di Westminster sono prodotti di Londra e delle contee vicine. Per molti scozzesi loro arrivano da un territorio straniero. L’unione, così è sembrato, è interessata a questa gente solo quando si rischia che vada perduta”.

 

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