Jean-Claude Juncker: “L’Italia ha avuto molto, non può lamentarsi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Dicembre 2014 - 23:45 OLTRE 6 MESI FA
Jean-Claude Juncker: "L'Italia ha avuto molto, non può lamentarsi"

Jean-Claude Juncker (LaPresse)

ROMA – L’Italia non ha certo di che lamentarsi per il trattamento ricevuto dalla Commissione europea, che avrebbe potuto avviare una procedura per debito eccessivo a carico di Roma, ma non l’ha fatto di fronte all’impegno, scritto, del governo Renzi per le riforme. A dirlo, rischiando di innescare una nuova scia di polemiche sull’asse Roma-Bruxelles dopo aver parlato di conseguenze potenzialmente “spiacevoli” per l’Italia se le riforme restassero sulla carta, è il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, mentre la Bce torna a ricordare che l’Italia deve rispettare il Patto di stabilità europeo per difendere la sostenibilità dei suoi conti pubblici e non minare la fiducia dei mercati.

In un’intervista concessa ad Avvenire e ad altri quotidiani europei, Juncker ripercorre le tappe del negoziato, intavolato con il premier Matteo Renzi, che concede maggiore flessibilità sui conti in cambio delle riforme strutturali.

“Avremmo potuto attivare per l’Italia una procedura per debito eccessivo. Invece ho parlato con Renzi, per il quale nutro sentimenti di amicizia, anche al G20 in Australia e gli ho detto: se volete mostrare la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo. E questo l’Italia l’ha fatto”. Tutto ruota attorno alla riduzione del deficit strutturale italiano per il 2015, che era fissata allo 0,5% del Pil e che Roma ha ottenuto venisse ‘scontata’ allo 0,3%.

Fermo restando, inoltre, il limite del 3% di deficit, il governo prevede un obiettivo di disavanzo del 2,6% mentre nell’aggiornamento del programma di stabilità del 2014 aveva fissato un 1,8%. A richiamare Roma è anche la Bce: “E’ importante assicurare il pieno rispetto dei requisiti del Patto di stabilità e di crescita, e della regola del debito, per non mettere a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche e preservare la fiducia dei mercati”. Francoforte ricorda infatti che “il progetto di bilancio comporterebbe un aumento nel 2015 del fabbisogno finanziario netto dello 0,4% del Pil”. Inoltre, i piani del governo indicano un rinvio della scadenza per l’obiettivo di medio termine del pareggio al 2017, “in ritardo cioè di due anni rispetto alla raccomandazione del Consiglio Ecofin nel parere pubblicato lo scorso luglio – nota ancora la Bce – e una deviazione dalla regola del debito”.

Flessibilità, dunque, almeno agli occhi di Francoforte e Bruxelles, che in cambio chiedono riforme: non solo del mercato del lavoro in attesa che il Jobs Act, apprezzato, diventi legge. Ma, agli occhi di Francoforte, fra gli altri un piano di liberalizzazioni, sveltimento della macchina amministrativa e giudiziaria, e non ultimo cessioni di partecipate locali.

Juncker – che ieri ricordava come a decidere sulle sanzioni sia il consiglio dei ministri Ue e non la COmmissione, si mostra un po’ piccato dalle osservazioni di Renzi contro un’Europa troppo burocratica: la Commissione – dice nell’intervista – sta agendo in maniera “politica e che dunque non siamo per un’attuazione burocratica del Patto di stabilità”. E aggiunge, forse con un occhio anche alla Francia che continua a superare il 3% dei deficit/Pil, che il patto “non è mai stato applicato in modo più flessibile”.