BRUXELLES – “A Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione Europea, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi. Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso”: Jean Claude Juncker risponde così ad una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber in merito alle parole di Matteo Renzi a margine dell’ultimo Consiglio europeo contro i “tecnocrati di Bruxelles”.
La risposta di Renzi arriva poco dopo, sempre via intervista televisiva. Il premier nel pomeriggio del 4 novembre registra un’intervista a Ballarò e il Tg3 anticipa la sua risposta. Renzi sceglie la metafora calcistica, che da quando è premier gli è particolarmente cara:
“In Italia ce la stiamo giocando, la partita non è vinta nè persa ma stiamo segnando dei gol”.
E ancora:
“E’ cambiato il clima per l’Italia, in Europa non vado a dire ‘per favore ascoltateci’, non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l’ho spiegato anche a Barroso e Juncker”.
Lo fa mentre la sua Commissione rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia, con un debito pubblico che continua a crescere e la disoccupazione che non accenna a fermarsi.
“Vorrei sapere da lei, presidente Juncker, cosa pensa del premier italiano che non vuole farsi dettare la linea dai tecnocrati di Bruxelles”, ha chiesto Weber parlando di posizione “inaccettabile”. Parole che avevano fatto scattare anche scintille nel corso dell’incontro tra l’ex presidente del Consiglio Herman Van Rompuy e successore Juncker con la conferenza dei presidenti al Parlamento europeo.
“Quello che valgono sono le decisioni finali, non le espressioni che si usano, aveva replicato duro Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti e democratici,
“il governo italiano ha avuto un comportamento irreprensibile. E non accetto che si mettano in discussione le posizioni assunte dal governo Renzi in Europa, sempre leali, chiare e costruttive”.
Dopo aver replicato a Renzi affermando di non essere “il capo di una banda di burocrati”, Juncker ha poi proseguito:
“Sono sempre stato convinto che i Consigli europei servano per risolvere i problemi, non per crearli. Personalmente prendo sempre appunti durante le riunioni, poi sento le dichiarazioni che vengono fatte fuori e spesso i due testi non coincidono”.
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