ROMA – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato la nomina di Jean Claude Juncker come presidente della Commissione europea con 422 voti a favore, 250 contrari. Lo ha comunicato il presidente Martin Schulz precisando che sono stati 729 i votanti. La maggioranza richiesta era di 376 sì. (Ansa, ore 14)
La “prima priorità” di Jean Claude Juncker è “rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti” quindi “nei primi tre mesi” presenterà un “ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti” che attraverso la Bei ed il bilancio europeo “mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni”. E’ scritto nel discorso che farà in aula.
Ore 12 e 30, il Parlamento vota la fiducia al nuovo Commissario Ue. Oggi, a partire dalle 12.30 la plenaria del Parlamento europeo dovrà votare la fiducia. Teoricamente la maggioranza delle larghe intese Ppe-SD-Alde (popolari, socialisti, liberali) è blindata, con 479 possibili ‘sì’, quando la maggioranza assoluta richiesta è a quota 376 su 751 aventi diritto al voto (e quindi con assenti e astenuti che valgono come voti contro).
Ma non mancheranno i “franchi tiratori”. Il voto a scrutinio segreto fa montare le inquietudini tra i socialisti e gli appetiti tra i liberali, legate alla partita delle nomine che si giocherà nel vertice straordinario di mercoledì sera a Bruxelles. Per consolidare le certezze in vista del voto di domani, il lussemburghese ieri pomeriggio ha incontrato prima il presidente del Parlamento europeo, poi il capogruppo dei socialisti Gianni Pittella.
Spitzenkandidaten. Il ‘sì’ dei socialisti è indispensabile per dare corpo alla “vittoria” del Parlamento che è riuscito a imporre il meccanismo degli ‘spitzenkandidaten’ (candidati top o leader di partito). E non sarà un assegno in bianco: la riserva, ha annunciato lo stesso Pittella, sarà sciolta solo domani mattina. “La decisione sarà presa nella riunione del gruppo sulla base di un documento scritto che Juncker manderà ai nostri parlamentari alle 8”, ha spiegato. Nel documento dovrà essere indicata “la cifra” del piano di investimenti pubblici e privati per la crescita e dovrà essere confermato “senza ombra di dubbio” che il Commissario per gli Affari economici sarà un socialista, sono le condizioni poste.
I riluttanti al patto socialisti-popolari-liberali. Oltre che nella grande famiglia SD, anche nella pattuglia dei liberali la linea sarà definita solo domani. Ma laburisti britannici, spagnoli del Psoe, socialdemocratici svedesi e danesi ed anche qualche ‘dem’ italiano (tra i quali però prevale la “ragion di stato”) non si allineeranno. A mancare potrebbe essere una cinquantina di voti. Ed esponenti di peso dei popolari fanno notare che il voto di fiducia su Juncker sarà non solo un test sulla tenuta della grande coalizione di legislatura, ma anche sulla presa di Gianni Pittella sul gruppo socialista. Quello su cui gli SD vogliono avere certezza è la linea della flessibilità nell’applicazione delle regole del Patto di Stabilità e crescita.
Hollande-Renzi: priorità alla crescita. Non a caso ieri il presidente francese, Francois Hollande, parlando dall’Eliseo nel giorno della festa nazionale, ha ricordato che “con il premier italiano, Matteo Renzi ho convinto molti colleghi che bisognava dare priorità alla crescita”. Ovvero: “Utilizzare tutti i margini di manovra contenuti nel patto di stabilità”. Ed ha anche indirettamente risposto alle critiche lanciate dal capogruppo dei popolari, Manfred Weber, che aveva alluso proprio alla Francia – nella sua replica al discorso di Renzi per la presentazione della presidenza italiana in Parlamento – come esempio di grande Paese che aveva goduto di facilitazioni senza però fare le riforme promesse.
“La Francia – ha detto Hollande – è un grande Paese che rimette ordine nei conti pubblici ma che è in grado di alzare la voce per dire attenzione: se facciamo le riforme, dobbiamo anche avere margini per non avere solo austerità”. Per poi promettere che “fino alla fine del mio mandato, non perderò neanche un minuto nell’andare avanti con le riforme”. I liberali, necessari per neutralizzare i franchi tiratori, in compenso cercano di far pesare le loro condizioni. In particolare quella di ottenere un posto di peso tra i ‘top job’ che saranno discussi nel vertice di mercoledì.
Le altre nomine. A Mogherini l’immigrazione senza portafoglio esteri? Secondo il quotidiano polacco Rzeczpospolita, la cancelliera Angela Merkel sosterrebbe la candidatura del premier polacco Donald Tusk per la carica di presidente del Consiglio dell’Unione europea. I liberali propongono l’ex premier estone Ansip, ma tra i popolari la posizione è considerata troppo “pesante” rispetto al vero ruolo dei lib-dem nella grande coalizione. E’ invece ancora tutta da giocare, secondo le voci che circolano in Parlamento, la partita per l’Alto Rappresentante. Montano le perplessità e si potrebbe profilare una “squadra”: col portafoglio Esteri alla bulgara Georgieva e all’italiana Federica Mogherini la cooperazione e l’immigrazione, considerate da Juncker punti chiave ed operativi.
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