Carcere per chi dice “lager polacchi”. Israele contro Varsavia: “Cambiate la legge”

Polonia e Israele ai ferri corti per la legge di Varsavia che vieta di definire "polacchi" i campi di sterminio
Carcere per chi dice “lager polacchi”. Israele contro Varsavia: “Cambiate la legge”

ROMA – Nel Giorno della Memoria Israele si è schierato contro la legge che il parlamento di Varsavia si appresta a varare definitivamente sulla Shoah in Polonia. Legge, già approvata dalla Camera bassa polacca, che prevede anche il carcere per chi definisce ‘polacchi’ i lager come Auschwitz, sorti nel territorio occupato dai nazisti durante la seconda Guerra mondiale dopo l’invasione della Polonia del 1939. Il testo della legge “va cambiata”, la richiesta è arrivata dal premier Benyamin Netanyahu che avvisa: “Non abbiamo alcuna tolleranza per la falsificazione della verità, per la riscrittura della storia o per la negazione dell’Olocausto”.

Ma la Polonia ha risposto picche: “Non cambieremo nulla nella legge sull’Istituto per la memoria nazionale – ha scritto su twitter la portavoce del partito al governo (Pis) e vice presidente del parlamento polacco Beata Mazurek – Basta con le accuse contro la Polonia e ai polacchi per i crimini tedeschi”. Ma al termine di una lunga giornata, una telefonata tra Netanyahu e il collega polacco Mateusz Morawiecki ha sciolto la tensione.

I due premier hanno deciso che israeliani e polacchi apriranno “un immediato dialogo per cercare di raggiungere un’intesa riguardo la legislazione” di Varsavia. La crisi diplomatica con la Polonia – oggi il vice ambasciatore polacco in Israele è stato convocato al ministero degli esteri a Gerusalemme – si era aperta venerdì scorso quando, alla vigilia del Giorno della Memoria, la Camera Bassa a Varsavia ha approvato un emendamento alla legge sull’attività dell’Istituto della memoria nazionale (Ipn).

Il provvedimento – che deve ancora passare al vaglio del Senato e del Presidente – prevede tra l’altro la possibilità di punire con una multa o il carcere fino a tre anni, coloro che, in patria e all’estero, “pubblicamente e contro i fatti attribuiscano alla Nazione polacca o allo Stato polacco la responsabilità o la corresponsabilità di crimini compiuti dal Terzo Reich tedesco oppure i crimini contro l’umanità contro la pace nonché altri crimini durante la guerra”.

Stesse conseguenze per chi usi frasi come “Campi della morte polacchi” riferendosi ai lager di sterminio nazista, come Auschwitz, operanti nella Polonia occupata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. A prendere posizione contro la legge sono scesi in campo anche i massimi centri di ricerca come lo Yad Vashem, il Museo della Shoah a Gerusalemme, e il Centro Wiesenthal.

Il primo ha sostenuto che la legge rischia di “rendere confusa la verità storica riguardo l’aiuto che i tedeschi ricevettero dalla popolazione polacca durante la Shoah”. Se è “errato” dire “campi della morte polacchi” – ha spiegato – nella legge ci sono tuttavia “gravi distorsioni” come “le restrizioni riguardo le affermazioni di studiosi ed altri riguardo la diretta o indiretta complicità del popolo polacco con i crimini commessi sul proprio territorio durante l’Olocausto”.

Per il Centro Wiesenthal “non si può accettare nessun tentativo di lavare i crimini commessi in Polonia, o in qualsiasi altro stato, contro gli ebrei durante la Shoah”. Mentre lo stato polacco non esisteva da tempo – hanno sottolineato – molte migliaia di singoli polacchi o hanno ucciso ebrei o hanno dato ai nazisti informazioni sul loro conto: un fenomeno che è stato documentato in maniera ampia da storici polacchi di valore”. Basta dare una scorsa su Wikipedia per comprendere a cosa si riferiscano storici e politici ebrei, per esempio un terribile progrom nella cittadina di Kielce. A guerra già finita, a pochi mesi dalla scoperta dei lager da parte dei sovietici.

Con pogrom di Kielce ci si riferisce agli eventi avvenuti il 4 luglio 1946 nella città polacca di Kielce, dove 40 ebrei polacchi furono massacrati e 80 furono feriti. Pur non essendo, in termini di vittime, il pogrom più grave della storia, è un episodio estremamente significativo, poiché ebbe luogo oltre un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo la sconfitta del nazismo; la popolazione ebraica della cittadina era composta da circa 200 sopravvissuti alla Shoah. Il 4 luglio 1946 si era sparsa la voce che alcuni ebrei avevano rapito un bambino per usarne il sangue. La popolazione della cittadina si riunì nei pressi degli edifici abitati da ebrei e, nell’indifferenza delle forze dell’ordine, linciò i residenti; gli ebrei presenti nei treni di passaggio nella locale stazione ferroviaria furono prelevati e uccisi. (Wikipedia)

Gestione cookie