Nel pacchetto, sul quale sono al lavoro gli esperti legali del Consiglio, è previsto l’embargo all’importazione di armi e materiali ad uso bellico, il congelamento dei beni e la sospensione dei visti per l’intera famiglia Gheddafi. Sarkozy e Cameron hanno chiesto all’Onu sanzioni, embargo e inchiesta per crimini di guerra e contro l’umanità.
Da Berlino il ministro degli Esteri Franco Frattini ha confermato che l’Italia è sulla stessa linea: ”L’Unione europea sta lavorando a livello tecnico su un pacchetto di proposte, sanzioni mirate di tipo personale e patrimoniale, che possano essere una risposta immediata” alle violenze scatenate dal regime di Gheddafi in Libia. Sanzioni che, ”ovviamente, l’Italia condividerà”.
A ritardare i tempi dell’emanazione di un atto che – come ricordato da Ignazio La Russa – ha soprattutto un valore politico (”non credo che le sanzioni abbiano mai dato grandi frutti – ha detto il ministro della Difesa – ma sono un segnale importante”), sono due fattori. Da una parte la ”preoccupazione”, confessata a bassa voce a Bruxelles, per l’eventualità che il regime possa dare un colpo di coda prendendo in ostaggio cittadini europei (ne risultano ancora 3.600 in Libia).
Dall’altra c’è l’aspetto tecnico di una Unione europea che non è pensata per funzionare con rapidità: prima gli esperti devono preparare un atto legale, poi questo deve essere sottoposto alla firma dei 27 governi, infine deve essere emanato dal Consiglio. Prima occasione utile: la riunione ministeriale per l’Energia di lunedì prossimo. Il rischio e’ che nel frattempo i beni della famiglia Gheddafi lascino le banche europee. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha gia’ provveduto a chiedere agli istituti americani di sorvegliare le transazioni che riguardano la Libia. L’Europa non si può permettere tale rapidità.