Il Sì ha vinto il referendum irlandese sul Trattato di Lisbona con il 67,1% dei voti. Il No ha avuto il 32,9%. Sono questi i dati definitivi, secondo quando ha annunciato la tv pubblica Rte. L’affluenza e’ stata del 58%. Il passaggio di voti dal No al Sì e’ stato del 20,5%, rispetto al 2008, quando i contrari erano stati il 53,4%.
Colpiti dalla recessione, a differenza di 18 mesi fa, i 3,1 milioni di elettori dell’Eire hanno raccolto il messaggio del governo del premier Brian Cowen e dell’ampio fronte che sosteneva il Sì, dai maggiori partiti, alle grandi aziende, alle celebrità: con l’Europa abbiamo un ancoraggio sicuro per uscire dalla crisi, e solo grazie all’Ue non siamo sprofondati in un tracollo economico.
Respinti, invece, gli ammonimenti catastrofici agitati dai seguaci del No: perdita della sovranità e della neutralità nazionale, imposizione di politiche fiscali, leggi sull’aborto permissive e persino una fantasiosa riduzione della paga minima oraria a 1,84 euro.
La vittoria degli europeisti si era andata profilando dalle prime ore successive alla chiusura delle urne, quando exit poll informali condotti dai partiti indicavano una prevalenza dei favorevoli.
Ma poco dopo l’inizio del conteggio, è iniziata a manifestarsi la portata della vittoria del Si’: alla fine si è attestato poco oltre il 67% a livello nazionale, ma ha toccato punte straordinarie, come nel collegio di Dun Laoghaire, poco a sud di Dublino, dove ha raggiunto l’81,17%.
L’affluenza è stata del 59% (ancora piu’ alta nelle cifre ufficiali rispetto all’annuncio della tv pubblica Rte, che parlava del 58) contro il 53,13% del 2008. Durante la mattinata, le conferme erano arrivate sia dai favorevoli, come il ministro degli Esteri Micheal Martin, che dai contrari, come l’imprenditore Declan Ganley, protagonista nel 2008 di una vittoriosa campagna per il No con la sua organizzazione Libertas.Eire