Lituania entra nell’euro. Vittoria austerity a suon di tagli a salari e pensioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Dicembre 2014 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA
Lituania entra nell'euro. Vittoria austerity a suon di tagli a salari e pensioni

Lituania entra nell’euro. Vittoria austerity a suon di tagli a salari e pensioni

ROMA – Lituania entra nell’euro. Vittoria austerity a suon di tagli a salari e pensioni. L’eurozona si arricchisce di un nuovo componente, passando da 18 a 19. Dal primo gennaio la Lituania abbandonerà la sua valuta nazionale, la litas, per aderire alla moneta comune. Si tratta dell’ultimo Paese baltico, dopo Estonia (2011) e Lettonia (2014) a compiere questa scelta che anche alla luce della crisi ucraina assume un significato geopolitico, oltre che economico.

Lituania modello di virtù. Oggi la Lituania è portata a modello a modello perché da matricola, quanto a risultati economici, mette in riga tutti i grandi d’Europa. Il debito pubblico (39% sul Pil) è inferiore a quello di Germania, Francia, Spagna e Italia. Il Pil cresce rapidamente e il divario con i Big si riduce, mentre il deficit è sotto controllo (2,8%). Per il presidente della Bce, Mario Draghi, Vilnius “ha dato una efficace lezione a tutti gli altri”.

Taglio salari e pensioni. Il prezzo dell’austerity. Grandi risultati sì, ma quale prezzo? Duramente colpito dalla crisi, il governo di Vilnius è stato costretto 4 anni fa a tagli massicci della spesa pubblica. Il rigore non ha scatenato proteste come in Grecia e Spagna, ma ha avuto comunque un impatto tremendo sulla società lituana.

7 mosse, sette misure capestro hanno consentito un recupero che sarebbe miracoloso se non fosse invece il risultato dei sacrifici vissuti dalla popolazione, sacrifici che all’inizio hanno innalzato esponenzialmente anche la media nazionale del numero di suicidi.

Il primo provvedimento adottato è stato il taglio del 30% della spesa pubblica. Quindi salari ridotti del 20/30%, le pensioni dell’11%. L’aumento delle tasse dagli alcolici ai medicinali ha elevato l’imposta sul reddito delle imprese (dal 15 al 20%), l’Iva (dal 18 al 21%). La disoccupazione nel frattempo è passata dalla cifra singola al 14%, mentre il Paese, nel 2009, perdeva un 15% secco di ricchezza nazionale (pil).

L’austerity ha consentito risparmi pari al 9% del Pil, dopo la Lettonia, l’aggiustamento di bilancio più alto in una economia sviluppata da quando è cominciata la crisi del credito.