Made in Italy alimenti no, made in France sì. Lobby Roma ko

Made in Italy alimenti no, made in France sì. Lobby Roma ko
Made in Italy alimenti no, made in France sì. Lobby Roma ko

BRUXELLES – Made in Italy alimenti no, made in France sì. Lobby Roma ko. Dopo anni di battaglie italiane perse in Europa sull’obbligo di etichettatura made in Italy sui prodotti alimentari, a spuntarla è invece Parigi. La Francia si avvia a testare un sistema di etichettatura di origine per carne e latte contenuti nei prodotti trasformati.

La conferma di “un orientamento positivo” in questo senso da parte della Commissione europea arriva da Enrico Brivio, portavoce dell’esecutivo Ue, per Salute e Ambiente, dopo l’incontro fra il ministro francese dell’agricoltura, Stephan Le Foll con il commissario europeo alla Salute e sicurezza alimentare, a margine del Consiglio agricoltura Ue a Bruxelles.

“In Europa i francesi ci asfaltano”, è il titolo di un articolo di Luigi Chiarello su Italia Oggi che spiega come la Francia, nella partita europea, abbia battuto l’Italia 3 a 0 in peso politico, lobbistico e negoziale.

Da anni il legislatore italiano si ostina a chiedere a Bruxelles una etichettatura generalizzata dell’origine made in Italy dei prodotti alimentari. Ma ogni volta la Commissione europea ha fatto muro, cassando le normative prodotte dal Belpaese. Casus belli fu lo scandalo «mucca pazza» (Bse), che ispirò una raccolta di firme per un’iniziativa normativa popolare, culminata nella legge 204 del 3 agosto 2004, poi sterilizzata da Bruxelles a febbraio del 2011. Motivo: la commissione Ue non digeriva il principio dell’obbligo generalizzato di etichettatura d’origine dei prodotti alimentari.

Su queste posizioni si è accodata anche l’agroindustria italiana, così come pezzi del mondo agricolo italiano; tutti convinti che a Bruxelles occorresse procedere per singoli dossier, su singole merceologie E che, sul trasformato, l’origine in etichetta fosse antieconomica, oltre che un disincentivo alla libera concorrenza nell’approvvigionamento delle materie prime. Così, in questi anni e sulla scorta di quella legge, le istituzioni italiane sono riuscite a far passare solo due etichettature obbligatorie di settore: quella per l’origine del latte fresco e quella sull’origine della passata di pomodoro. (Luigi Chiarello, Italia Oggi)

 

“La Commissione europea – riferisce Brivio – ha confermato alla Francia che la legislazione comunitaria (regolamento relativo alle informazioni sugli alimenti ai consumatori) consente agli Stati membri di introdurre etichette obbligatorie addizionali particolari per specifiche categorie alimentari, inclusa l’indicazione di origine, se sono giustificate sulla base, fra l’altro, della tutela della salute pubblica o la tutela dei consumatori”.

“Questo significa, in linea di principio, che le misure nazionali che introducono un’etichettatura di origine obbligatoria sono in effetti consentite” precisa il portavoce della Commissione europea. L’esecutivo Ue “sta ora studiando le informazioni fornite dalla Francia, in particolare considerando il fatto che la maggioranza dei consumatori attribuisce un valore significativo all’informazione sull’indicazione di origine” aggiunge Brivio, secondo cui “la Commissione europea sta discutendo con le autorità francesi con l’idea di finalizzare la procedura al più presto possibile”.

 

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