Mario Draghi s’allontana dal Quirinale: sui bond quasi scacco matto a Merkel

Mario Draghi s'allontana dal Quirinale: sui bond quasi scacco matto a Merkel
Mario Draghi s’allontana dal Quirinale: sui bond quasi scacco matto a Merkel

FRANCOFORTE – Mario Draghi s’allontana dal Quirinale: sui bond quasi scacco matto a Merkel. La Germania del no preventivo all’acquisto da parte della Bce di titoli di Stato europei è sotto scacco, ma non ancora sotto scacco matto. In un commento di Simon Nixon del Wall Street Journal, la metafora scacchistica è personalizzata sulle due figure politiche al momento più influenti in Europa: Jens Weidmann, il banchiere centrale tedesco e aspirante sostituto alla Bce proprio del suo avversario Mario Draghi, incensato dal WSJ che lo descrive come un “tactical maestro”.

Sottinteso, a un passo dal vincere la partita per imporre l’unico modo per realisticamente mettere in pratica l’espansione monetaria del bilancio Bce di mille miliardi di euro: acquistare titoli d Stato e non solo quelli sicuri (tedeschi in primis) come vorrebbe Weidmann, spaventato dal dover mutualizzare in senso comunitario il rischio paese dei singoli Stati (quelli vacillanti del sud).

Weidmann sarebbe alle corde, nella rappresentazione agonistica del WSJ, perché l’ostinata chiusura sui bond e l’inefficacia delle altre strategie monetarie non hanno alzato l’inflazione al livello atteso di poco meno del 2%.

Restringendo lo sguardo alle cose di casa nostra, il successo europeo di Draghi lo allontanerebbe definitivamente dal novero dei candidati a sostituire Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica italiana (sulla questione si sarebbe spesa Angela Merkel con il doppio obiettivo di liberare la poltrona alla Bce per Weidmann e poter contare su una figura autorevole nella poco affidabile politica italiana).

Sarebbe poco onorevole, oltre che irrealistico, immaginare Draghi coinvolto nella complicatissima partita del Quirinale mentre sta predisponendo il piano di acquisto dei titoli di Stato. Le due agende politiche coincidono: l’appuntamento atteso dagli investitori e dai governi è previsto il 22 gennaio, in piena corsa al Colle.

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