BRUXELLES – “Per salvare l’Europa bisogna cambiare l’Europa”. Matteo Renzi al vertice dell’Unione europea convocato a Bruxelles il 27 maggio si avvia “a rappresentare uno dei più grandi paesi dell’Ue” dopo il ‘trionfo’ elettorale dicendo poche parole. Renzi ha un chiaro messaggio per gli altri capi di Stato: l‘Italia ha le carte in regola, è stabile e affidabile, ed è pronta a giocare la sua partita e a far valere quel peso che le urne domenica gli hanno consegnato. Ad accogliere Renzi anche Angela Merkel: “Ecco il matador”, gli dice.
D’altronde l’Italia, ricorda Renzi, è il paese che ha avuto la più alta affluenza alle urne delle europee e il Pd il “maggior numero di voti in assoluto” per un totale di 11 milioni:
“un risultato significativo che ha sconfitto il populismo ma ha chiesto di cambiare l’Europa. Portarla a “parlare il linguaggio dei suoi cittadini”.
Intanto rimangono sospese le 28 nomine che il governo avrebbe dovuto fornire in serata, ma il premier di fare nomi non ve vuole sapere, almeno non ora. E ai colleghi Ue dice: “Nomina sunt consequentia rerum”. Le nomine verranno dopo gli obiettivi, sottolinea il premier:
“Mi interessa molto di più parlare di come spendere i soldi europei per creare lavoro piuttosto che parlare di incarichi, nomi e poltrone”.
Un Renzi moderatamente soddisfatto quello che lascia Bruxelles, convinto che la discussione sia andata nella
“giusta direzione ma vedremo nelle prossime settimane se questo produrrà passi avanti significativi”.
Nonostante di poltrone il premier non abbia voluto sentir parlare, evitare il totonomine è stato impossibile: da Gianni Pittella all’Eurocamera ma anche di Enrico Letta alla testa del Consiglio. Mentre per la commissione potrebbe esserci ancora in gioco Massimo D’Alema al posto della Asthon e girano i nomi Sandro Gozi, Alessia Mosca, Paolo de Castro commissari. Ma lui prima dei nomi vuole raggiungere il suo obiettivo: portare i 28 a convergere su una strategia per quel binomio crescita-occupazione che è il suo cavallo di battaglia e spingere per una flessibilità dei conti.
Secondo fonti Ue, Renzi avrebbe rilanciato la sua proposta di scorporo degli investimenti produttivi dal calcolo del deficit, dalle spese per scuola e infrastrutture, la sua ricetta “kenesyana”. E alla sua ‘prima’ a Bruxelles in cui può rivendicare anche l’investitura ufficiale del suo elettorato, si presenta ‘forte’, dopo aver incontrato a Roma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per parlare di Ue e del semestre in arrivo per l’Italia.
Dopo gli incontri con Francois Hollane e con Angela Merkel, la convinzione che è il momento di cambiare è molto forte in tutte le istituzioni europee: questo il messaggio che Renzi ripete spiegando che non è sufficiente tentare di nominare un italiano al vertice delle istituzioni Ue (ipotesi che comunque lui non esclude) ma cambiare la politica di rigore. E quindi prima vengono “le cose da fare su cui trovare un equilibro”, un modo forse anche per prendere tempo aspettando di vedere come evolveranno le trattative con il presidente Herman Van Rompuy chiamato ad avviare la formazione del nuovo Parlamento Ue.
(Foto LaPresse e Ansa)
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