BRUXELLES – Saranno 32mila i migranti ridistribuiti in Europa e non 40mila come inizialmente previsto dal piano della Commissione europea. E’ questo il compromesso raggiunto tra i 28 Paesi Ue a Bruxelles che il ministro dell’Interno Angelino Alfano reputa comunque come “un primo passo”, dal momento che tra sei mesi è in programma un nuovo incontro per fare il punto della situazione e cercare di raggiungere l’obiettivo finale: 60mila in due anni.
Intanto Alfano annuncia il pugno di ferro in patria con la proposta di sostituzione al prossimo Consiglio dei Ministri del Prefetto di Treviso, Maria Augusta Marrosu, finita nell’occhio del ciclone in questi giorni per la gestione dell’emergenza profughi nel Comune veneto di Quinto. La richiesta sarebbe arrivata direttamente dal premier Matteo Renzi.
Quanto ai ricollocamenti, le cifre dell’intesa indicano inequivocabilmente per quali paesi sono “deludenti o addirittura imbarazzanti”, ha detto il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn che ha gestito i negoziati come presidenza Ue. Il numero complessivo target era 60mila, di cui 20mila reinsediamenti di profughi dai campi fuori dall’Ue e 40mila ricollocamenti di quelli già presenti in Italia e Grecia. Si è raggiunta la cifra di circa 24.500 per i primi, ovvero una eccedenza di circa 4.500 di cui la metà è già stata spalmata sui secondi, che erano fermi a 30mila e che ha permesso così di portarli a 32.256. I reinsediamenti restano così ora 22.504, ma gli ulteriori 2.504 in più, hanno successivamente precisato Commissione e presidenza Ue, non possono almeno per ora essere usati per compensare i ricollocamenti per la contrarietà o l’impossibilità da parte di alcuni stati membri. Tra i Paesi più ostili c’erano Spagna e Polonia che insieme ad Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno dato disponibilità per l’accoglienza inferiore alle attese.
In totale, comunque, per ora è assicurata la protezione di 54.760 migranti. Il gap da colmare entro fine anno, con una nuova riunione dei ministri degli interni dei 28 a fine novembre o dicembre, sarà quindi di quasi 8mila migranti.
A non volere nessuno dei profughi da Italia e Grecia l’Austria, secondo cui i due paesi sono sottoposti a una pressione migratoria inferiore alla propria e che non fanno il loro dovere evitando di registrare i migranti. Nessuna solidarietà nemmeno da Ungheria, che sta costruendo un muro per bloccare gli arrivi dalla Serbia, e nemmeno da Gran Bretagna e Danimarca che hanno un opt-out in materia. L’Irlanda, invece, che poteva avvalersene, ha voluto dimostrare solidarietà ed accoglierne 600. Anche la Spagna, che sostiene di fare già moltissimi sforzi alle sue frontiere, ne ha accettati solo 1.300 contro i circa 4mila che le aveva chiesto la Commissione. Oltre un terzo dei rifugiati sarà accolto da Germania e Francia da sole, rispettivamente con 10.500 e 6.752.
Più generosità, invece, sul fronte reinsediamenti, dove solo l’Ungheria ancora una volta s’è tirata indietro e a cui si sono aggiunti anche Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. La stessa Italia ha dato la disponibilità ad accogliere 1.989 nuovi profughi, e la Grecia 354. Questi verranno selezionati tra siriani, iracheni, eritrei e somali negli hot-spot che verranno messi in piedi nei paesi terzi come Turchia, Libano e Giordania dove ci sono i campi profughi. “Siamo protagonisti di un’umanità praticata, non solo dichiarata a parole”, ha sottolineato Alfano.
Italia e Grecia, in cambio, si impegnano a registrare i migranti e a prendere loro le impronte digitali. Ma, ha avvertito ancora Alfano, l’attuazione di queste misure avanzerà “con la stessa progressione e progressività con cui si procederà relativamente al completamento dei numeri che deve portarci a 40mila”. Quello che “è importante”, ha sottolineato il commissario Ue Dimitri Avramopoulos, è “da ottobre si potrà partire” con i ricollocamenti per i 20mila del primo anno, dopo il parere dell’Europarlamento atteso per settembre.