BRUXELLES – C’è stato anche un caso giudiziario delicato tra i dossier che il premier Giuseppe Conte ha affrontato nel corso dei colloqui informali a margine del Consiglio europeo terminato oggi, venerdì 21 giugno: è il caso di Miguel Duarte, un ragazzo di 26 anni volontario portoghese sotto processo in Italia dall’anno scorso con l’accusa di “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. Secondo i media portoghesi, il ragazzo rischia fino a 20 anni di carcere.
Il caso è stato tra i temi trattati nel bilaterale informale – avvenuto a margine del Consiglio Ue tra Conte e il suo omologo portoghese Antonio Costa. Fonti di Palazzo Chigi interpellate a riguardo, smentiscono che ci sia stato alcuno scontro tra Conte e Costa sul caso Duarte, in Portogallo studente del Politecnico. Secondo Repubblica invece, il premier Conte si sarebbe limitato a spiegare che lui non può intervenire visto che in Italia la magistratura è indipendente.
I giornali italiani raccontano quindi di uno scontro tra Conte e il suo omologo Costa. Duarte è sotto processo in Italia dal 2018 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e secondo i media portoghesi rischia fino a 20 anni di carcere. Il volontario è un laureando in fisica: secondo quanto raccontano i media portoghesi si è imbarcato spinto dalla voglia di salvare vite nel Mediterraneo sulla Iuventa, un’imbarcazione della Ong Jugend Rettet.
La nave è stata sequestrata dalle autorità italiane nel 2017. Duarte è stato fermato insieme al resto dell’equipaggio ed è sotto inchiesta dal 2018. Per evitare che il ragazzo venga condannato, in Portogallo è partita la campagna politica e social “salvare vite umane non è un reato”.
Sempre secondo Repubblica, il premier italiano si sarebbe limitato a rispondere che in Italia la magistratura è indipendente e che di conseguenza il governo non può intervenire sulla vicenda.
La vicenda sarebbe stata sollevata nei confronti dell’Italia anche dal ministro degli Esteri del Portogallo. Costa, insieme allo spagnolo Pedro Sanchez, nota ancora il giornale fondato da Eugenio Scalfari, sono tra i politici più impegnati ad evitare la procedura sul debito italiano e tra i pochi alleati di Roma.
Fonte: Repubblica, Ansa