Mladic al Tpi: ora è il prigioniero numero 37

L'AJA, 31 MAG – Dopo 16 anni di attesa, il centro di
detenzione del tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) ha
stasera aperto le porte al suo ex ricercato numero 1: poco dopo
le 21.30 il 'boia di Srebrenica', Ratko Mladic, e' arrivato a
Scheveninghen, dove da domani comincera' a fare i conti con la
giustizia internazionale che lo accusa di genocidio, di crimini
di guerra e crimini contro l 'umanita', commessi durante la
guerra di Bosnia (1992-1995).
Ad attendere l'arrivo dell'ex capo militare dei serbi in
Bosnia, c'erano circa duecento persone, tra cui anche un
musulmano di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 oltre ottomila
musulmani di Bosnia sono stati uccisi – e' l'accusa – dai
soldati comandati da Mladic. ''Sono venuto a vedere se e' vero
che arriva'', spiega davanti ai microfoni dei cronisti il
cittadino bosniaco musulmano. ''Cosa provo? Non lo so: certo, se
lo avessero preso prima, subito dopo la strage di Srebrenica,
sarebbe stato diverso. Oggi, la domanda e' se vivra' abbastanza
per scontare la sua condanna''.
''Quando vedra' la bandiera, spero che arrossisca di
vergogna'', rincara un olandese di origine bosniaca,
Nikita Teodorovic, avvolto in una bandiera blu gialla e bianca
della Bosnia Erzegovina. Anche cittadini serbi sono davanti al
carcere e le divisioni dell'ex Jugoslavia si riproducono. Alcuni
sventolano la bandiera del loro paese. Due indossano una
maglietta con un ritratto di Ratko Mladic. ''Questa e'
propaganda contro la Serbia'', afferma uno. ''E' una vergogna,
perche' i colpevoli sono stati da tutte le parti'', aggiunge
l'altro ''Quest'uomo e' un eroe, e' il mio secondo padre, non
dovrebbe essere qui, questa e' tutta una farsa, lui ha fatto
cio' che doveva fare'', dice ancora uno dei due. Un croato, che
si presenta come Zdravko, non esulta per l'arrivo all'Aja
dell'ex capo dell'esercito serbo-bosniaco: ''era meglio se lo
processavano in Serbia'', afferma.
Mladic, 69 anni, molto malato, e' stato trasportato alla
prigione del Tpi con un elicottero, dopo essere arrivato a
Rotterdam a bordo di un aereo di stato serbo. Nella citta'
portuale olandese, le autorita' della Serbia, che lo hanno
arrestato giovedi' scorso ad un centinaio di chilometri da
Belgrado, lo hanno consegnato nella mani del Tpi. Imponenti
misure di sicurezza hanno accompagnato il suo trasferimento
all'aeroporto Nikola Tesla di Belgrado, dopo che i giudici
avevano respinto il ricorso contro l'estradizione, aprendogli le
porte del Tribunale dell'Aja. Prima di lasciare Belgrado, Mladic
ha chiesto e ottenuto di visitare la tomba della figlia Ana,
morta suicida a ventitre' anni, nel 1994, perche' distrutta
dalle accuse che gravavano sul padre.
A Scheveningen, Mladic, e' diventato il prigioniero numero
37. Gli hanno letto i suoi diritti e poi e' stato rinchiuso in
una cella singola di circa 15 metri quadrati, come tutti gli
altri imputati, tra cui anche l'ex leader serbo bosniaco Radovan
Karadzic, il suo braccio politico, arrestato a Belgrado nel
luglio 2008, dopo tredici anni di fuga. Il processo di Mladic
potrebbe essere unificato a quello di Karazic. Entrambi sono
ritenuti dal Tpi i massimi responsabili dell'assedio di Sarajevo
e del massacro di ottomila musulmani a Srebrenica.
I tempi e le modalita' del processo contro Mladic saranno
meglio chiariti domani dal procuratore del Tpi Serge Brammertz.
La prima apparizione davanti ai giudici dell'ex generale
avverra' nelle prossime ore, forse gia' giovedi' mattina. Mladic
dovra' rispondere alla domanda di rito: si dichiara colpevole o
innocente?

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