Nato: stop collaborazione con Russia. Russia: stop sconti gas a Ucraina

Nato: stop collaborazione con Russia. Russia: stop sconti gas a Ucraina
Nato: stop collaborazione con Russia. Russia: stop sconti gas a Ucraina

ROMA – La Nato non fa sconti alla Russia (sulla cooperazione) e la Russia non fa sconti all’Ucraina (sul gas). Nella giornata di martedì 1 aprile, infatti, la Nato, per bocca dei ministri degli Esteri,  annuncia di aver  deciso di “sospendere ogni cooperazione pratica, civile e militare, con la Russia”. La decisione va al di là della precedente sospensione della preparazione del prossimo Consiglio Nato-Russia.

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, in conferenza stampa ha precisato che dopo la sospensione delle attività del Consiglio Nato-Russia,  è stata decisa quella del Consiglio per la partnership Euro-Atlantica e nella Partnership per la Pace. Ma Rasmussen ha affermato di aspettarsi che “continuerà la collaborazione nel progetto di lotta al traffico di droga” perché “riguarda anche altri Paesi e la stessa Russia a continuare lo sforzo comune”.

Il segretario generale ha aggiunto di aspettarsi che prosegua anche la collaborazione in Afghanistan per l’assistenza elicotteristica e l’accordo i transito “perché abbiamo un comune interesse al successo della nostra missione”.

Nel frattempo Mosca dichiara di fatto guerra all’Ucraina sul gas.   L’ad di Gazprom, Alexiei Miller, ha messo fine allo sconto di un terzo del prezzo del gas accordato a dicembre nel quadro di un più vasto piano di aiuti finanziari russi di 15 miliardi di dollari, in cambio della rinuncia dell’allora presidente Ianukovich a firmare l’accordo di associazione con la Ue.

Ufficialmente il motivo è il mancato pagamento del debito delle forniture di metano, che ha raggiunto 1,7 miliardi di dollari. Il costo sale così da 268 a 385,5 dollari per metri cubi. Ma nei prossimi giorni passerà a circa 480, una delle tariffe più alte applicate ai Paesi europei, dove la media viaggia sui 370-380 dollari: oggi infatti il Senato russo ha approvato la cancellazione degli accordi con Kiev del 2010, che prevedevano uno sconto di 100 dollari per 1000 metri cubi per il prolungamento dal 2017 al 2042 del contratto d’affitto della base navale di Sebastopoli, città ormai annessa alla Russia insieme al resto della Crimea.

 

Ad aggravare il rischio di uno strangolamento finanziario di Kiev, anche la richiesta russa – ribadita  dal vice ministro degli Esteri Grigori Karasin – di restituire 11 miliardi di dollari di sconto anticipato sul gas legato agli stessi accordi del 2010. Mosse che rischiano di vanificare, almeno in parte, gli sforzi finanziari della comunità internazionale per salvare l’Ucraina dalla bancarotta, a partire dal prestito di 14-18 miliardi di dollari concesso dal Fmi. Per ora Kiev può consolarsi solo con l’aumento del 10% delle tariffe di transito del gas russo, come previsto peraltro dal contratto del 2009.

Ma prima del prossimo inverno dovrà individuare, insieme all’Europa, forme di approvvigionamento energetico alternative, per evitare che la guerra del gas porti a nuove interruzioni nelle forniture energetiche. A spronare l’Europa a trovare vie alternative di approvvigionamento oggi è stato il premier britannico David Cameron che, incontrando Matteo Renzi a Londra, ha affermato che è interesse di tutto il Continente diventare meno dipendente dalla Russia: “Bisogna costruire nuovi gasdotti e nuove interconnessioni europee per il trasporto del gas anche se – ha ammesso – c’è la consapevolezza che ci vorrà molto tempo”.

Mosca dimostra così di poter usare varie leve per ‘pilotare’ la crisi ucraina: da quella militare a quella energetico-finanziaria, sino al patronaggio degli otto milioni di russi che vivono nelle regioni sud-orientali dell’Ucraina.

 

 

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