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Achtung Atene, i neonazisti in Parlamento, prima volta in Europa dal ’45

di Warsamé Dini Casali |7 Maggio 2012 18:50

ATENE – Achtung, un gruppo neonazista è entrato nel Parlamento greco, è la prima volta in Europa che succede dalla fine della seconda guerra mondiale. E, se non fosse il riflesso inquietante di una congiuntura economica che rischia di far precipitare i sogni di integrazione continentale, andrebbe sottolineata l’ironia di un destino storico che vede il risorgere di nazisti in funzione anti-tedesca. “Non siamo nazisti, siamo nazionalisti e socialisti”, precisa Theodoros Koudounas, membro del Comitato Centrale di Chryssi Avgi (Alba d’oro), la formazione dell’ultra-destra greca che è riuscita a superare lo sbarramento del 3% e a presentare propri candidati all’assemblea nazionale.

Grazie alle alchimie del sistema elettorale il disastro dei partiti tradizionali europeisti l’avrà vinta sulla montante carica anti-Bruxelles uscita trionfante ma frammentata dalle urne. Socialisti e Nea Demokratia hanno dilapidato la dote del 77,4% del 2009, raccogliendo uno striminzito 33%. Parliamo dei due unici partiti che hanno accettato le condizioni imposte dall’Europa per consentire il salvataggio del Paese: licenziamenti di massa, taglio netto a stipendi e pensioni, austerità, austerità e ancora austerità in cambio dell’assegno da 130 miliardi per evitare il default del debito greco.

La botta più pesante l’ha subita il Pasok: i socialisti sono crollati dal 43,9% al 13,6%, superati anche da Syriza, il partito di sinistra contrario ai diktat di Bruxelles. I 50 seggi assegnati a Neo Demoktratia come premio di maggioranza al primo partito consentiranno alla coalizione con il Pasok di superare la fatidica soglia dei 151 seggi su 300 per formare un governo che non rimetta in discussione gli accordi raggiunti. Per Angela Merkel è stato un week end elettorale niente male, ovunque si sia girata non ha potuto evitare di considerare il voto a Parigi, a Atene e a casa sua in Slesia anche come un plebiscito contro di lei e la sua politica di rigore. Che soffoca la crescita e resuscita fantasmi ideologici mai completamente sepolti. La grande affermazione di Marine Le Pen in Francia è stata sterilizzata prima del ballottaggio, ma il campanello d’allarme è risuonato in tutte le segreterie europee.

Lo spauracchio dei neonazisti greci rappresenta plasticamente la minaccia potenzialmente esiziale per la democrazia europea. Rispetto alla quota fisiologica di gruppuscoli più o meno radicali ispirati a ideologie nazifasciste, colpisce l’affermazione di Alba d’Oro, un concentrato di slogan anti-europei, anti-immigrati, che rimpiange nientemeno che l’epoca dei colonnelli. Il programma? Atene chiederà i danni alla Ue, rinuncerà agli aiuti e fra cinque o dieci anni tornerà a una dracma forte: i danni riguarderebbero la spoliazione subita in questi anni dall’agricoltura e l’industria greca. Poi mine anti-immigrati alla frontiera con la Turchia. Di soldi esigono solo i rimborsi elettorali. Infine, se è lecito un commento, si incaricheranno loro di “spezzare le reni alla Grecia” come gridava dal balcone Lui.

 

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