Nomine Ue, cosa ha ottenuto l’Italia: forse un Commissario “pesante”, una tregua sui conti

di Dini Casali
Pubblicato il 3 Luglio 2019 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
Nomine Ue, cosa ha ottenuto l'Italia: forse un Commissario "pesante", una tregua sui conti

Nomine Ue, cosa ha ottenuto l’Italia: forse un Commissario “pesante”, una tregua sui conti

ROMA – Nella partita sulle nomine per il rinnovo delle cariche istituzionali più importanti dell’Europa unita, l’Italia ha vinto o ha perso, qual è il bilancio del nostro governo a trazione sovranista-populista nel continente ancora dominato dal vituperato asse franco-tedesco?

Stando al premier Conte un successo diplomatico, nonostante una tedesca vicina alla Merkel al posto che fu anche di Prodi cioè la guida della Commissione, una francese al posto di Mario Draghi alla Bce, un liberale belga amicissimo di Berlino e Parigi alla presidenza del Consiglio europeo, un socialista probabile nuovo presidente del parlamento…

Un successo rivendicato con moderazione dal premier italiano (“non era il mio dream team”) che consta, al momento, di un membro italiano nel board della Bce, e la promessa di un commissario “pesante” all’Italia, quello alla Concorrenza, posto già prenotato dalla Lega (in pole il leghista Centinaio). Poi forse un italiano, ma di area socialista, alla guida dell’assemblea di Strasburgo.

I media nazionali in gran parte non condividono la soddisfazione del presidente del Consiglio, si sottolinea piuttosto l’isolamento dell’Italia schiacciata sulle posizioni di Visegrad (i paesi dell’est) e fuori dai giochi condotti da Francia e Germania. 

Il successo, vero sebbene parziale e a tempo, sembra quello ottenuto nella partita parallela a quella delle nomine, ovvero il confronto sulla proceduta d’infrazione per debito e deficit. La nuova Commissione appare, se possibile, ancora più rigorista, ma allo stato attuale quella in carica dovrebbe accettare l’aggiustamento di bilancio con relativo risparmio di sette miliardi e concedere di conseguenza più tempo per il giudizio. 

Insomma il governo ha guadagnato un po’ di tempo. Ma solo fino a ottobre: se non ci sarà stato un cambio di passo in vista di un atteggiamento più collaborativo, lo scontro avverrà con un avversario ancora più determinato a non fare sconti. (fonte Ansa)