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Elezioni in Olanda: parità tra laburisti e liberali. In crescita lo xenofobo Wilders

di Maria Elena Perrero |9 Giugno 2010 23:25

Gert Wilders

Sorpresa nelle elezioni olandesi: i primi exit poll danno in parità liberali e laburisti, mentre al terzo posto si piazza l’estrema destra xenofoba e anti-islamica di Geert Wilders, che realizza la crescita maggiore. Spazzati via, coi seggi dimezzati, i cristiano-democratici che hanno guidato il governo negli ultimi 8 anni. Tanto che l’ex premier cristiano-democratico Jan Peter Balkenende si è dimesso dalla guida del partito Cda, dopo la clamorosa sconfitta.

Se i risultati confermassero le previsioni, formare un governo sarebbe molto difficile, perché né i partiti di destra, né quelli di sinistra, riuscirebbero a avere una maggioranza.

Secondo gli exit polls della tv pubblica Nos, ai liberali del Vvd di Mark Rutte e ai laburisti del Pvda di Job Cohen, andrebbero 31 seggi ciascuno. Un guadagno, rispetto alla scorsa legislatura, di 9 seggi per i liberali e un calo di 2 per i laburisti. L’estrema destra del Partito della Libertà (Pvv) di Wilders otterrebbe invece 23 seggi, con una crescita record di 14 deputati. Seggi dimezzati per i cristiano-democratici del premier uscente Jan Peter Balkenende: da 41 deputati passerebbero a 21.

Il problema è che, se i numeri rimanessero questi, formare una coalizione di governo sarebbe molto difficile. Se la destra si mettesse insieme (Vvd con Pvv e Cda) arriverebbe solo a 74 seggi, e la maggioranza è 76. Ma nemmeno una coalizione di sinistra potrebbe reggere: Pvda, socialisti del Sp e i Verdi del Groenlink (che avrebbero preso 11 seggi) non sfonderebbero i 60. Il rebus potrebbe quindi coinvolgere i partiti più piccoli, come i centristi del D66 (10 seggi negli exit poll), fino ai cristiani-uniti e agli animalisti.

Per ora, il trionfatore delle elezioni sembra essere Wilders, che ha ottenuto un risultato insperato, visto che negli ultimi giorni era dato in discesa. “Grandioso!!!”, ha commentato via sms, unico leader di partito ad essersi espresso dopo gli exit polls. Wilders è ora diventato determinante – sempre se i dati saranno confermati – ed è sempre più difficile escluderlo da una coalizione di centro-destra. Requiem annunciato, invece per l’ex premier Balkenende: spazzato via dalla scena, con un risultato poverissimo, sembra avviato anche alle dimissioni da guida del partito Cda.

Il successo degli xenofobi. Nonostante una campagna elettorale dominata dalla paura per la crisi finanziaria e dal confronto sulle misure di austerità necessarie per rimettere i conti pubblici in ordine e salvare l’euro, il messaggio xenofobo e razzista di Wilders si è imposto a livello nazionale, dopo gli exploit registrati in comuni, come Almere, città vetrina dell’anti-islam dove da marzo scorso il Pvv è il primo partito, e all’Aja, capitale olandese e sede del governo nazionale, dove è la seconda formazione politica. Il risultato di oggi non è inaspettato: le proiezioni su scala nazionale del successo delle amministrative indicavano che Wilders avrebbe potuto mandare al parlamento olandese fino a 24 deputati.

E così è stato, nonostante i sondaggisti avessero previsto per lui una perdita di consensi, non tanto per la sua politica sull’immigrazione, quanto per la mancanza di programmi e soluzioni di politica economica, indicata come la grande preoccupazione dell’elettorato. Il colpo di reni di Wilders, che porta in parlamento un’ Olanda profonda, dove gli umori e la pancia cancellano tradizioni secolari di tolleranza e di apertura, rende ancora più complicato la formazione di un nuovo governo.

Chiunque si aggiudicherà la leadership del nuovo esecutivo, laburisti o liberali, non potrà prescindere da un confronto con l’outsider Wilders. Quarantasei anni, fondatore nel 2006 del suo proprio partito, è diventato un caso soprattutto dopo la realizzazione del film anti-islamico ‘Fitna’. Da tre anni è costretto per questo a vivere sotto scorta. “L’Islam e la democrazia sono incompatibili”, è il principio di base sul quale ha costruito il suo programma politico, riuscendo in pochi anni a modificare la storia politica dell’Olanda.

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